Tempesta monetaria EU: a rischio la green economy?
Intervista al prof. Gian Battista Zorzoli, esperto di politica energetica e presidente di ISES ITALIA
Dopo il crack finanziario greco, a Bruxelles la sfida sul tavolo dei ministri dell’economia resta quella di garantire la crescita della competitività e della produttività dell’industria europea; altrimenti, è a rischio l’attuale standard di vita europeo. Ogni stato membro dal mediterraneo al mar del Nord sarà chiamato ad effettuare una manovra finanziaria restrittiva che miri a normalizzare le politiche monetarie EU e risanare il debito interno. L'Ocse invita la Commissione EU a rafforzare e consolidare l’unione monetaria. Intanto, il governo ha varato la manovra Tremonti relativa alla correzione dei conti pubblici prossima alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Preoccupazione da parte degli operatori delle rinnovabili per l’articolo 45, che abolisce l’obbligo per il GSE di ritiro dell’eccesso di offerta dei certificati verdi.
Segnali di “fievole” ripresa dall’outlook semestrale dell’OCSE che conferma per l’Italia un tasso di crescita del 1,1 % sul Pil, nel 2011 del 1,5%.
Al 30 giugno poi scade il termine per la presentazione dei diversi piani nazionali per il raggiungimento degli obbiettivi della Direttiva 20 20 20. “Economia creativa e visionaria”, per conciliare competitività e salvaguardia ambientale? Ne parliamo con il prof. Gian Battista Zorzoli, esperto di politica energetica e presidente di ISES ITALIA, associazione tecnico scientifica che si occupa di energia rinnovabile, di bioclimatica e dell’uso razionale dell’energia.
D. In questi giorni l’Euro è ai minimi storici dagli ultimi 4 anni. Tra i passaggi chiave della riforma del patto di stabilità, la richiesta che le manovre correttive, dal 2011, vengano sottoposte al vaglio del Consiglio Europeo. In questo modo verrebbe garantito una sorta di “controllo preventivo” a livello comunitario. La maggiore integrazione politica ed economica di Eurolandia che effetti, a suo avviso, arrecherebbe sulla politica energetica italiana, in particolare sulla promozione delle rinnovabili?
R. Possono esserci rischi per gli strumenti di promozione basati su sgravi fiscali, come quelli previsti finora dalle Finanziarie per interventi di ristrutturazione edilizia; un’altra buona ragione per prevedere anche per gli usi termici incentivi sottratti ai rischi della fiscalità generale. Ad esempio, visto che una parte notevole del riscaldamento degli edifici utilizza il gas, si potrebbe associare alla tariffa di distribuzione del gas l’equivalente della voce A3 della tariffa elettrica, in modo da incentivare l’adozione di collettori solari termici (anche il problema della corretta misura delle calorie generate è risolubile).
D. I nuovi governi regionali si insediano in una fase delicata della politica energetica italiana. Le dimissioni di Scajola, l’urgenza della redazione del Piano di Azione Nazionale, complicano ulteriormente la definizione degli obiettivi regionali. Una recente proiezione del REF sugli obiettivi regionali FER per il 2020 riconosce un incremento significativo del riscaldamento da FER nelle principali regioni energivore quali: Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana. Condivide questo scenario e a che condizioni è verosimile immaginare un maggior investimento nelle FER termiche rispetto a quelle elettriche? In che modo garantire la non concorrenzialità tra i due comparti?
R. L’obiettivo del 17% da rinnovabili nel soddisfacimento dei consumi finali è così sfidante che entrambi i comparti dovranno dare il massimo, per cui non esisterà oggettivamente spazio per interferenze reciproche. Il problema è piuttosto quello di attrezzare le FER termiche in modo che possano svilupparsi come quelle elettriche: per raggiungere tale traguardo dovrebbe ad esempio essere modificato l’attuale meccanismo dei Certificati Bianchi, in modo da premiare gli interventi strutturali basati sulla cogenerazione/trigenerazione alimentata dalle rinnovabili.
D. La transizione anche nel gas ai contatori elettronici, con funzioni come la telelettura e la telegestione, sarà un cambiamento epocale. Benefici evidenti per i consumatori e presupposto per definire un adeguato sistema statistico sui consumi energetici per il riscaldamento. Questa misura in che modo potrà condizionare la politica sulle FER termiche e l’efficienza energetica?
R. Sono reduce da un convegno su questo tema, nel corso del quale è emersa una diffusa resistenza a questa innovazione da parte degli addetti ai lavori, che può certamente avere un impatto positivo sull’efficienza energetica. Sarà quindi decisivo modificare questo atteggiamento, rimuovendo la cultura della conservazione, oggi dominante fra gli operatori del gas, sostituendola con un approccio nuovo, aperto all’innovazione, senza il quale non sarà possibile avviare anche in Italia l’utilizzo nelle reti di bio-metano, come già accade in Germania.
D. Quanto più è efficace la manovra sull’efficienza, tanto minore sarà lo sforzo per lo sviluppo di una nuova produzione rinnovabile. Quali sono le ragioni per cui le misure sull’efficienza, in primis la detraibilità del 55%, non godono di una pianificazione di lungo periodo e sono oggetto di continui aggiustamenti in funzione dei vincoli di bilancio della Finanziaria, nonostante gli obiettivi chiari definiti dalla Direttiva 20 20 20?
R. La maggior parte dei soggetti interessati a migliorare l’efficienza energetica sono privati cittadini o piccole attività economiche, in quanto il comparto dove esistono margini elevati di miglioramento è quello edilizio. Si tratta di soggetti che, lungi dall’avere un ruolo attivo, per la maggior parte non sono nemmeno consapevoli delle opportunità anche economiche di interventi di efficientamento energetico. Questo è pertanto il classico caso in cui la politica dovrebbe esercitare il proprio ruolo di progettazione del futuro, ma per il momento l’unica azione è stato il sistematico differimento degli obblighi previsti dalla Finanziaria 2008 per gli edifici di nuova costruzione o soggetti a radicale ristrutturazione, fra cui l’adozione di un valore minimo di potenza termica ed elettrica da impianti a fonti rinnovabili.
D. Che previsioni fa sulle misure di efficienza che verranno definite a partire dal 2011?
R. Poiché la dura legge dei fatti alla lunga è destinata a prevalere e sul ruolo dell’efficienza energetica esiste un consenso senza eguali, non dovrebbe essere difficile varare misure efficaci e condivise. Tuttavia in Italia il condizionale è sempre d’obbligo.
D. Una delle priorità strategiche dell’ex ministro Scajola è stato il programma governativo sul rilancio del nucleare in Italia. Prevede ritardi o un cambiamento di rotta da parte del nuovo ministro?
R. Le difficoltà per il varo di un programma nucleare sono in larga misura indipendenti da chi è ministro per lo sviluppo economico. Mi limito a ricordare i problemi di bancabilità, soprattutto in paesi, come l’Italia, dove è elevato il rischio di blocchi o di ritardi nella realizzazione di impianti energetici (è difficile perfino realizzare generatori eolici) e di reperimento di tutte le risorse, a partire da quelle professionali, richieste per portare avanti in sicurezza un programma del genere.
D. Esiste già una rosa di candidati?
R. No comment!