A livello europeo è un momento di gran fermento nella revisione delle direttive esistenti alla luce dei nuovi obiettivi sfidanti che l’Europa ha definito nel Green Deal.
Revisioni che presuppongono un’accelerazione della transizione dell’economia europea verso sistemi di produzione e consumo a basso impatto ambientale.
Revisioni che toccano tutti i settori: energia, efficienza, tassazione, settore primario, industria.
In questi giorni è in corso un confronto a livello europeo sulla revisione della Direttiva sulla Tassazione dell’Energia.
Fiper, aderente a Bioenergy Europe, sta seguendo da vicino l’evolversi del provvedimento. La revisione della Direttiva sulla Tassazione rappresenta una serie di opportunità per sviluppare e promuovere le bioenergie.
Nell’editoriale di settembre approfondiamo il tema con il dott. Michał Długosz, Policy Officer di Bioenergy EU per comprendere “dal di dentro” le dinamiche europee in atto in atto nel ns settore e le proposte avanzate dalla medesima.
1. Può spiegarci brevemente le principali proposte di revisione introdotte nella Direttiva sulla Tassazione dell’energia?
La direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici (DTE) attualmente in vigore risale al 2003 e contiene delle misure decisamente obsolete. Negli ultimi 15 anni, con il Pacchetto 2020 del 2009, il Pacchetto per l’energia e il clima del 2018, e più recentemente il Green Deal, si è infatti assistito a profondi cambiamenti che hanno interessato non solo la competitività di alcune tecnologie energetiche, ma anche le finalità dell’Unione europea nel raggiungimento di obiettivi climatici ambiziosi. Questi cambiamenti, non si riflettono però nel testo della direttiva del 2003, da lungo tempo oggetto di un’attenta analisi da parte dell’Unione. La proposta legislativa di luglio cerca di unire l’obiettivo originario, evitando gli effetti dannosi della concorrenza fiscale nel mercato energetico tra gli Stati Membri, rafforzando il mercato interno con il taglio delle esenzioni ai combustibili fossili, la realizzazione degli impegni internazionali connessi al clima e la protezione dell’ambiente. In particolare, la proposta vede un nuovo campo di applicazione della direttiva e una nuova struttura della tassazione. Questa, infatti, viene modulata non in ragione del volume dei combustibili (come è il caso nella direttiva attuale), bensì dal loro contenuto energetico.
I minimi delle aliquote vengono modulati secondo la sostenibilità dei prodotti energetici. Viene riconosciuta, inoltre, la possibilità di concedere sgravi per i carburanti utilizzati nel settore agricolo e forestale.
2. In che modo la revisione della Direttiva può favorire il comparto delle bioenergie?
Se nella Direttiva del 2003 i biocombustibili solidi non erano inclusi nella lista di prodotti energetici, la proposta di revisione espande il novero dei prodotti a quelli coperti dal codice di nomenclatura doganale 4401 ovvero pellet, cippato e legna da ardere utilizzati in impianti superiori ai 5MW. Gli stati membri, secondo la proposta, possono applicare un regime di accise scontato nel caso la sostenibilità di questi prodotti sia comprovata e rispetti i criteri sanciti dalla Direttiva Energie Rinnovabili (REDII). Al contempo però la maggioranza di aliquote di accisa ridotte ai prodotti energetici derivanti da fossili verrebbe eliminata dalla proposta. L’estensione dello scopo della direttiva ai biocombustibili legnosi rappresenterebbe un’ulteriore complessità per il settore della bioenergia seppur coinvolgendo solo gli impianti più grandi.
3. Quali sono i principali emendamenti che Bioenergy Europe intende presentare all’interno della Consultazione?
La nuova DTE dovrebbe basarsi su un sistema ben strutturato di accise minime per incentivare l’acquisto di fonti energetiche a minor intensità di carbonio. È pertanto fondamentale che tutti i combustibili da biomasse sostenibili siano esentati dall’ambito di applicazione dell’atto giuridico proposto. Come settore chiediamo dunque la cancellazione dal novero degli articoli su cui le accise diventano applicabili sui prodotti coperti dal codice di nomenclatura doganale 4401 e la fine delle esenzioni per tutti i combustibili fossili. Nella proposta attuale, infatti, gli stati membri possono ancora applicare in casi selezionati aliquote ridotte per i prodotti coperti dal codice doganale 2705 che copre il gas naturale. Infine, un innalzamento delle aliquote per i combustibili fossili potrebbe contribuire a favorire l’uso di alternative sostenibili e disincentivare l’utilizzo di energie fossili.
Una delle sfide principali della riforma globale del sistema di tariffazione del carbonio proposta all’interno del pacchetto “Fit for 55” è proprio progettare tale riforma in modo socialmente accettabile. L’estensione della tariffazione del carbonio tramite il sistema EU ETS sui combustibili fossili utilizzati nel settore dell’edilizia e dei trasporti, combinata con accise più elevate e sussidi progressivamente eliminati per tali combustibili, alzerà inevitabilmente i livelli dei prezzi. L’impatto di tali cambiamenti sarà avvertito principalmente dai clienti vulnerabili. È importante, dunque, che alternative sostenibili, quali la bioenergia per il riscaldamento, mantengano un alto livello di competitività e non siano gravate da nuove tasse.
4. Quali sono i prossimi passi che la Commissione intende intraprendere?
La Commissione ha aperto una consultazione pubblica sulla proposta legislativa. La proposta verrà ora discussa dal Parlamento europeo e dal Consiglio (stati membri). Trattandosi di materia fiscale però, il Parlamento ha solo un potere consultivo mentre il Consiglio dovrà negoziare una soluzione condivisa che incontri il parere unanime di tutti stati membri.