Decreto Biometano: a rischio il raggiungimento degli obiettivi del PNRR

Nei giorni scorsi è stato predisposto dal MiTE il nuovo decreto Biometano che sostituirà il precedente. Il Decreto coordinerà i sistemi di incentivazione del biometano con i contributi del PNRR per la realizzazione di nuovi impianti e la riconversione degli impianti agricoli di biogas a cui si aggiungono risorse per la realizzazione di interventi di agricoltura circolare. Il Decreto, divulgato in bozza da Staffetta Quotidiana, appare come un potenziale miglioramento rispetto al sistema precedente ma quando se ne simula l’applicazione nelle imprese agricole ci si trova di fronte a problematiche significative. 

La proposta del biometano si rivolge ovviamente ad una parte del parco impianti installato di biogas elettrico in quanto un numero significativo di impianti presentano criticità strutturali (distanza dalla rete connessione, matrici di tipologie e/o quantità inadeguata, ecc.) che non consentiranno in ogni caso la loro riconversione. Occorre quindi che il Decreto sia strutturato in modo tale da incentivare gli investimenti almeno nelle aziende che avranno i requisiti per poter realizzare la riconversione. 

Da una prima analisi effettuata emerge, però, che poche aziende agricole saranno nelle condizioni di poter riconvertire a biometano, con buona pace degli sforzi compiuti e delle risorse pubbliche che rischiano di andare inutilizzate. 

Permangono infatti nel Decreto importanti criticità da risolvere, che si possono individuare in: 

  • Mancata applicazione della deroga prevista dalle norme UE relativa ai vincoli sulla sostenibilità ed ai criteri di riduzione delle emissioni di gas serra per gli impianti di piccola taglia che compromette gli obiettivi di riconversione degli impianti previsti del Decreto. 
  • Necessità di basare l’alimentazione degli impianti in via prioritaria sui reflui zootecnici, pratica corretta per molte aziende che operano in areali a densità zootecnica più elevata ma impossibile in altri areali con limitata presenza di allevamenti. 
  • Gravi incertezze legate al valore definitivo delle tariffe incentivanti ed alle modalità di detrazione degli ausiliari in quanto il decreto prevede l’incentivazione del biometano immesso in rete al netto degli ausiliari di impianto. Una detrazione forfettaria elevata renderebbe la riconversione insostenibile. 
  • In caso di riconversione con potenziamento l’importo del costo unitario di investimento ammesso copre a malapena gli investimenti per l’upgrading e le opere accessorie ma non quelle relative a nuove strutture. 
  • Assegnazione di fondi per gli interventi di efficientamento degli impianti biogas elettrici assolutamente insufficiente dato che rappresentano uno degli elementi di forza della filiera. 

Diventa quindi essenziale rivedere il Decreto per superare le criticità sopra esposte. 

Per tutti gli impianti che non potranno essere riconvertiti è inoltre improrogabile quanto richiesto dal CMA ormai da troppo tempo ossia che emerga una proposta di rinnovo dell’incentivo elettrico con criteri di efficienza energetica che possa garantire al settore un futuro di integrazione sempre maggiore fra la filiera energetica e quella agroalimentare. 

Se non saranno fornite risposte ai temi evidenziati, si correrà il rischio di vedere disperso il patrimonio che con grande fatica è stato costruito negli ultimi anni nel settore delle agroenergie.