Trentino Energia Verde: imprese unite per una provincia 100% rinnovabile!

Intervista il neoeletto presidente dr. Andrea Ventura, AD di Bioenergia Fiemme.

Da sempre nell’immaginario collettivo, Trentino è sinonimo di foreste di abeti rossi, Dolomiti e turismo attento alla tutela dell’ambiente.

In questo contesto culturale 11 i soci fondatori, che hanno promosso l’avvio dell’Associazione Trentino Energia Verde. ACSM teleriscaldamento SpA di Primiero, Eneco Energia Ecologica srl di Predazzo, Bio Energia Fiemme SpA di Cavalese, EuroBio Energy srl di Tesero, ‘Bioenergy Anaunia SpA di Fondo, Fellin Energia di Revò, Tonale Energia srl di Vermiglio, Enerprom srl di Pejo, MEM srl di Dimaro oltre ai Comuni di Altavalle in val di Cembra e Pellizzano in val di Sole: una compagine formata da multiutility, comuni, operatori di teleriscaldamento a biomassa.

Approfondiamo il tema con il neoeletto presidente dr. Andrea Ventura, AD di Bioenergia Fiemme.

1. Quali sono gli elementi che vi hanno spinto a costituire l’associazione proprio in Trentino, territorio da sempre vocato all’impiego delle fonti rinnovabili e in particolare alla filiera legno?

Il confronto e la volontà di fare rete tra operatori del Trentino della filiera bosco legno energia era sul tavolo da qualche tempo. Abbiamo deciso di avviare un percorso di condivisione delle varie esperienze di produzione rinnovabile partendo proprio dalle biomasse che rappresentano un fattore di sviluppo strategico per il nostro territorio.

2. A che modello di sviluppo territoriale l’Associazione si ispira per promuovere fattivamente una reale economia circolare?

Il Trentino ha sempre rappresentato un modello di sviluppo dei territori di montagna. L’Associazione si pone l’obiettivo di stimolare questo sviluppo anche nel settore energetico che è oggi un tema centrale per imprese e famiglie.

3. Che margini di sviluppo potrebbe rivestire l’economia del legno a partire dal suo osservatorio per il Sistema produttivo ed energetico italiano?

In Trentino il comparto legno è storicamente un pezzo importante della nostra economia. L’uso del legno e la sua valorizzazione sono parte del DNA di questa terra che deve continuare a favorire processi di innovazione industriale, lavorando anche sullo sfruttamento degli scarti a i fini energetici. Su questo vogliamo essere partner delle Istituzioni locali per stimolare politiche che riescano a mettere al centro i territori garantendo occupazione e crescita anche nelle valli alpine e nei territori più periferici per contribuire al sostegno della montagna.

4. Quali sono i principali limiti e vincoli attuali per la messa in atto di una reale economia circolare che si basa su un sistema di produzione e consumo di energia rinnovabile a km zero?

Manca una visione globale. Una visione di sistema. Se il km zero e l’economia circolare sono davvero così importanti, la politica deve essere coerente. E deve stimolare investimenti che partono dai territori favorendo iniziative che poggiano su questi capisaldi. La generazione di energia rinnovabile distribuita e decentrata, ad esempio, non solo è più sostenibile ma anche più attenta alle popolazioni locali. Vanno rimossi vincoli burocratici e ideologici che in questa nuova fase storica rischiano di bloccare un’autentica transizione ecologica ed energetica.

5. La recente decisione di 2i Rete Gas di revocare il progetto di metanizzazione dell’alta Valtellina per mancanza di manifestazione di interesse da parte di alcuni Comuni può a suo avviso, rappresentare una leva per far in modo che ciò avvenga anche per i 47 comuni trentini, la cui provincia ha previsto un piano di metanizzazione?

Il tema è complesso. La metanizzazione di un territorio rappresenta una scelta che vincola i Comuni per decenni. Vincolare i Comuni ad un combustibile fossile, non rinnovabile e proveniente dall’estero nell’attuale crisi energetica, a noi pare una scelta sbagliata. E credo che dovrebbe essere rivista. Tuttavia, ritengo che la scelta di alcuni di Comuni di metanizzare, sia risultato del timore di non aver altre opzioni da offrire ai propri cittadini e ad un senso di solitudine istituzionale nella politica energetica locale. Servono proposte alternative alla metanizzazione, proposte che diano garanzie di affidabilità e di qualità del servizio basate sulle fonti rinnovabili su cui l’Autonomia del Trentino deve investire con politiche innovative e di lungo periodo.

6. Quest’associazione intende promuovere al suo interno anche la costituzione delle comunità dell’energia rinnovabile?

Siamo appena nati. Abbiamo bisogno di strutturare la nostra organizzazione e attivare il dialogo anche con altre associazioni che si occupano di questi temi per fare fronte comune. Certamente il tema delle Comunità Energetiche è interessante e va approfondito e promosso perché esprime dei riferimenti culturali e valoriali che sono parte integrante del nostro territorio e anche delle aziende e degli Enti che hanno dato vita a Trentino Energia Verde.