In questo mese vi proponiamo un format di newsletter inedito: un’intervista doppia.
In queste ultime settimane abbiamo avuto il piacere di entrare in contatto con due giovani divulgatori ambientali, due ragazzi di due generazioni diverse, che hanno deciso di occuparsi di comunicazione e di approfondire soprattutto gli argomenti legati all’ambiente, alla sostenibilità, al nostro rapporto con la natura: vi presentiamo Andrea Puffo e Riccardo Rizzetto.
Andrea
1. Se si cerca online Andrea Puffo si trova un ragazzo giovanissimo che ha aperto un progetto social di informazione per raccontare il suo territorio e l’ambiente. Ci racconti chi sei e come sono nati Tg Suich e Verde Puffo?
Ciao! Sì, sono un giovane ragazzo che ha, da sempre, la passione per il proprio territorio e che vuole trasmetterla a chi mi ascolta e mi segue sui social. Il progetto del Tg Suich (Suich sarebbe il nome di Sovico, in dialetto brianzolo) è nato domenica 25 aprile 2021, durante il lockdown, proprio perché non sapevo più cosa fare a casa… è nato tutto un po’ per gioco, nel gruppo WhatsApp di famiglia, poi abbiamo aperto i canali social e da lì sono arrivati i primi followers, fino ad oggi dove contiamo più di 3.000 seguaci. L’obiettivo del Tg è di raccontare il territorio della Brianza, tramite notizie, proposte, quiz, curiosità. Da settembre sto anche cercando di creare un team di persone che collaborino con il Tg e, per ora, collabora con noi una ragazza che, il giovedì, parla di realtà brianzole che hanno a che fare con il riciclo, l’ambiente e la sostenibilità.
Verde Puffo é, invece, il mio programma radiofonico che va in onda ogni sabato pomeriggio in una radio della zona, dove tratto esclusivamente argomenti green, di sostenibilità e di riciclo legati all’Italia ed al mondo intero.
2. Sei nato nel 2007, sei un perfetto rappresentante della Gen Z. Che interesse hanno i tuoi coetanei per il territorio in cui vivono?
Onestamente, penso che molti miei coetanei, non tutti, non abbiano un grande interesse per il territorio in cui vivono. Spesso si dà la colpa a Internet o ai social, ma secondo me non è solo quello il problema. È vero, possono distrarre, ma allo stesso tempo sono strumenti utilissimi se usati bene: io, ad esempio, li uso per raccontare Sovico e la Brianza, e mi aiutano a far conoscere quello che succede… se non ci fosse stato Internet, avrei dovuto fare un giornalino cartaceo e tutto sarebbe stato molto più complicato.
Il punto è che spesso mancano iniziative pensate davvero per i giovani. Ci sono eventi o progetti, ma tante volte non sono adatti a noi, non coinvolgono davvero o sembrano lontani. E quando non ti senti rappresentato, indipendentemente dall’età, è difficile appassionarti o partecipare. Non è disinteresse, è mancanza di occasioni giuste.
Io credo che servano più spazi (anche virtuali) in cui possiamo dire la nostra, creare, proporre. Se ci viene data fiducia e libertà di esprimerci, possiamo davvero portare un punto di vista nuovo e giovanile sul territorio, l’ambiente e su quello che ci circonda. La voglia c’è, solo che a volte manca chi ci dà la possibilità di concretizzarla.
3. Perché hai scelto di parlare soprattutto di tematiche ambientali? La tua sensibilità in merito a questa tematica è a tuo avviso condivisa dai ragazzi della tua età?
Io, forse perché ho la fortuna di abitare in una casa con un grande giardino, mi sono sempre appassionato a tutto ciò che ha a che fare con l’ambiente, semplicemente perché mi piace. Crescendo ho cercato di rendere questa passione più concreta: tramite il Tg e il mio programma radio, ma anche nella vita di tutti i giorni. Infatti, pianto e curo i fiori in giardino, gestisco l’orto di famiglia, ho adottato un’arnia che seguo insieme a un apicoltore, e ho anche adottato una mucca in Valle d’Aosta, vicino alla nostra casa di vacanza, dove ogni estate andiamo a rilassarci in mezzo alla natura. Sul tema della sostenibilità penso che la maggior parte dei giovani, ma non solo, siano piuttosto distaccati. Molti vedono queste tematiche come qualcosa di lontano, vecchio o poco importante. Altri, invece, magari sono interessati ma non ne parlano per timidezza o per paura di sembrare impopolari agli occhi degli altri. Il risultato è che se ne discute troppo poco, anche se in realtà riguarda tutti noi, da molto vicino.
4. Dal tuo punto di osservazione, che futuro vedi in materia di politiche ambientali in Italia?
Penso che parlare di politiche ambientali sia fondamentale. Spero che chi ci governa, a prescindere dall’orientamento politico, possa finalmente dare la giusta importanza a queste tematiche, facendo scelte concrete e responsabili. Mi fa un po’ sorridere vedere i big del mondo che continuano a dare lezioni a noi cittadini su come comportarci e come ridurre l’inquinamento. È vero che ognuno di noi può migliorare il proprio stile di vita per contribuire a una situazione ambientale migliore, ma alla fine sono loro, con il potere politico ed economico, a poter ed a dover fare la differenza.
Per questo credo che dovrebbero essere loro i primi a mettersi in gioco, a cambiare le loro scelte e ad adottare comportamenti concreti che possano davvero fare la differenza. Mi auguro che sempre più realtà e progetti legati alle tematiche green nascano e crescano, in modo da dare sempre maggiore visibilità a queste questioni per migliorare i comportamenti nella società.
5. Quanto conta la comunicazione per diffondere consapevolezza sul tema della sostenibilità? Quali sono gli strumenti a tuo avviso più efficaci per raggiungere i giovani?
La comunicazione è tutto. Secondo me, deve essere semplice, giovanile, concreta ed efficace. Non bisogna solo parlare dei temi, ma riuscire a farlo in un modo che arrivi davvero alle persone, senza annoiarle. Deve essere interessante e comprensibile, in modo che anche i più giovani possano capire e sentirsi coinvolti. E questa è una delle sfide più grandi, soprattutto quando si tratta di tematiche complesse come la sostenibilità. Io, ad esempio, la vivo ogni giorno con il Tg Suich e con il mio programma radio, cercando di raccontare l’ambiente in modo che chi mi ascolta possa sentirsi parte della storia, spesso non solo a parole ma con video ed immagini.
Gli strumenti giusti per comunicare con il pubblico giovane sono, senza dubbio, quelli tecnologici: telefoni, pc, tablet e computer. Sono questi i mezzi che usiamo tutti i giorni, quindi è fondamentale sfruttarli al meglio. E per avvicinarsi davvero a noi ragazzi, bisogna puntare su piattaforme come Instagram e TikTok, dove tutto è immediato e veloce. Ogni generazione ha il suo modo di ascoltare… questo è il nostro, quindi bisogna adeguarsi, anche se non è sempre facile (lo dico da rappresentante della Gen Z) senza però perdere di vista i valori e i messaggi che si vogliono trasmettere.
Grazie per il tempo che mi avete dedicato! Visto che sono giovane, ed il futuro è in mano a noi, vi aspetto sui social del Tg Suich: Instagram e Facebook!
Riccardo
1. Se si cerca online Riccardo Rizzetto si trova un dottore forestale che ha aperto un progetto social di informazione per raccontare la sostenibilità, con un approccio scientifico ma anche divulgativo. Ci racconti chi sei e come nasce questa idea?
Sono una normale persona nata in una famiglia privilegiata in una parte del mondo ancora più privilegiata. Parlo di privilegio per dire che sebbene non sia nato nella ricchezza ho sempre avuto tutto quello che serve ad un bambino per crescere sano: una famiglia, istruzione, contatto con la natura. Sembrano cose scontate ma non lo sono affatto. Da bambino non ho mai viaggiato ma con la famiglia si andava spesso in montagna sia per le ferie dei miei, sia nel weekend. In quei momenti potevo esplorare e perdermi in ambienti che dovrebbero essere per legge il teatro di gioco di un bambino. Questo imprinting mi ha portato poi a vivere intensamente un’adolescenza nello scoutismo, una delle poche esperienze per persone di quella età che permettesse tanta vita all’aria aperta mista ad avventura. Questo mi ha portato a studiare scienze forestali e alla fine ad essere qui. La “natura” è diventata il mio lavoro, il luogo in cui trascorro il mio tempo libero, in cui pratico lo sport di cui sono innamorato e dalla pandemia anche il mio hobby principale ossia parlare di lei nei miei contenuti social e nel mio libro. L’idea è nata spontaneamente in un momento in cui mi ero trovato senza lavoro e con tanto tempo libero: era il momento perfetto per mettersi davanti una telecamera e provare a raccontare qualcosa.
2. Sei nato nel 1991, sei un perfetto rappresentante della Generazione dei Millennials. Che interesse hanno i tuoi coetanei per il territorio in cui vivono?
Mi è difficile rispondere a questa domanda perché i coetanei sono tanti e i territori vasti. Non so un mio coetaneo a Varese o a Lecce che interesse abbiano verso il loro territorio, vedo per lo più quelli nel territorio più vicino a me. Vedo un interesse ” a targhe alterne”: ogni tanto c’è, altre volte decisamente no. Il fatto è che il “territorio” viene considerato uno sfondo della nostra vita e spesso dimentichiamo quanto il nostro benessere dipenda da esso. I miei coetanei (e mi ci includo) sono ben più impegnati a trovare una posizione in questa società in termini di lavoro prima di tutto e quindi gli sforzi vanno in quella direzione prima che sul rendere migliore l’ambiente che viviamo. La Gen X e i Boomer a volte credo non si rendano davvero conto di quanta fatica faccia la nostra generazione e ancora di più quelle dopo a trovare una stabilità quanto meno apparente in questa società. Ogni generazione dovrebbe fare il possibile per rendere le cose più facili a quella che viene dopo e invece non è sempre così. Si tende a pensare al presente, al proprio orticello e ci si cura poco di chi viene dopo a meno che non sia un discendente diretto. Noi millennials dovremmo volere un territorio migliore per le generazioni dopo di noi così come le generazioni prima (che per inciso sono quelle con il potere economico) dovrebbero impegnarsi più di quanto abbiano fatto sino ad ora.
3. Perché hai scelto di parlare soprattutto di tematiche ambientali? La tua sensibilità in merito a questa tematica è a tuo avviso condivisa dalle persone della tua età?
Ho scelto di parlare di tematiche ambientali e più precisamente a temi legati all’ecologia (intesa come scienza) e alla gestione del verde urbano perché sono quelli su cui mi sento più competente e sono temi verso cui nutro costante interesse. Non sono amante di chi, solo perché i mezzi moderni lo permettono, parlano di qualsiasi cosa anche se lontana dalle loro passioni o competenze: è così che nascono i falsi miti e la disinformazione. Io cerco nel mio piccolo di dare interpretazioni basate sulla mia esperienza di studio e sul campo. Come per la domanda precedente mi è difficile rispondere se le persone della mia età abbiano sensibilità in merito: nella bolla di amici e social che mi sono costruito la percezione è che sia condivisa ma la sensazione è che fuori da quella bolla l’ambiente sia solo uno di tanti temi e che per tanto non per forza sia di reale interesse tra i coetanei.
4. Dal tuo punto di osservazione, che futuro vedi in materia di politiche ambientali in Italia?
Un futuro sinceramente non roseo o, in questo caso, non molto verde. Le tempistiche per rendersi conto che per certi temi servano nuove leggi sono lunghe e dal momento che ci si rende conto della loro necessità passa ancora più tempo prima che vengano proposte e approvate nuove leggi. A volte ho la speranza che le cose si velocizzino, che gli iter diventino meno macchinosi e che proporre leggi in un processo di governance diventi la normalità. Purtroppo quello che vedo è una diffusa pigrizia all’azione politica, a partire dal momento del voto dove si registrano affluenze sempre più basse. Parlando in termini concreti, facciamo finta che si riuscisse a portare alle urne un ipotetico referendum per rendere la capitozzatura illegale: quante persone andrebbero davvero a votare per salvaguardare il patrimonio verde delle nostre città e dunque la nostra stessa qualità della vita? Ho la sensazione che non sarebbero così tante.
5. Quanto conta la comunicazione per diffondere consapevolezza sul tema della sostenibilità? Quali sono gli strumenti a tuo avviso più efficaci per raggiungere i giovani?
La comunicazione da sempre e in ogni ambito fa il 99% del lavoro. Lo vediamo nel bene e nel male in ambiti diversi, dalla politica all’economia. Ci sono numerosi esempi in cui l’abilità della comunicazione supera completamente il messaggio che viene comunicato. Questo deve far riflettere per capire la responsabilità che ha chiunque si occupi di comunicazione, in qualsiasi ambito. La sostenibilità è stata sino ad oggi comunicata in modo ridondante, quasi fastidioso e siamo arrivati ad un punto che oggi per molte persone la parola “sostenibilità” stessa è diventata “insostenibile”. Perché è successo? Perché ripetendola in ogni contesto ho svuotato completamente una parola del suo significato. Cosa significa oggi? Ripeterla a vanvera in ogni salsa è comunicativamente utile? Io personalmente non credo. Trovo più utile capire sempre con chi sto parlando, quali siano i suoi interessi, le sue passioni, i suoi desideri e sulla base di quello devo modulare il messaggio che non deve essere fatto di parole fine a sé stesse ma di contenuti derivati dallo studio. Quando mi capita di parlare di temi riconducibili alla “sostenibilità” non lo faccio mai nello stesso modo se sono in una scuola primaria, in una secondaria o ad una conferenza pubblica. Con i più giovani bisogna fare lo sforzo di sapere cosa vedono, cosa pensano, cosa gli piace e solo allora posso provare a trovare lo spiraglio per parlare di ambiente, ecologia etc. Oggi i social per fare questo sono imprescindibili ma non bisogna pensare che sia l’unica strada: io trovo molta più consapevolezza quando coi giovani si parla in presenza dove a loro volta possono esprimersi e dire la loro tra pari.
Nella foto di sinistra Andrea Puffo mentre si prepara a registrare una puntata di Tg Suich e nella foto di destra Riccardo Rizzetto con il suo libro “Quello che le piante non dicono”.