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Resilienza oggi: impariamo dal bosco

Resilienza oggi: impariamo dal bosco

Le foreste hanno grandi risorse e capacità di rigenerarsi. A noi il compito di sostenere queste energie e di proteggere i nostri boschi, coltivandoli e pianificando in modo coordinato il loro sviluppo, per avere foreste giovani e forti. Ne abbiamo parlato con il prof. Giorgio Vacchiano – Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione, Territorio, Agroenergia – Università degli Studi di Milano

1. Spesso si parla di resilienza per far fronte a questa fase storica turbolenta. Quale insegnamento possiamo trarre dall’ambiente forestale?

Le foreste sono sistemi complessi e interconnessi in cui ogni componente ha un ruolo importante nella salute generale. Ciò significa che quando una parte dell’ecosistema viene danneggiata, le altre parti cercano di adattarsi e compensare il danno. Questo ci insegna l’importanza di costruire una rete di supporto e di interdipendenza nelle nostre comunità, in modo da poter resistere e superare le difficoltà insieme.

In secondo luogo, le foreste hanno la capacità di rigenerarsi e adattarsi alle condizioni mutevoli dell’ambiente. Dopo un incendio, per esempio, l’ecosistema può rigenerarsi a partire dai semi dispersi dalle piante più resistenti o dai ricacci di quelle in grado di germogliare dal proprio ceppo danneggiato, Questo ci insegna che, anche quando le cose sembrano senza speranza, c’è sempre la possibilità di ricostruire e di adattarsi alle nuove circostanze.

Inoltre, le foreste sono in grado di mantenere l’equilibrio e la stabilità attraverso la diversità biologica e la cooperazione tra le specie. Più un ecosistema è ricco di specie e relazioni, più ha la capacità di resistere e reagire alle pressioni esterne, climatiche o di altro tipo. Questo perché una grande diversità di specie e di interazioni tra queste specie crea una rete di relazioni che sostiene l’ecosistema nel suo insieme. Con una grande diversità di specie, ci sono maggiori possibilità che alcune di esse siano in grado di adattarsi a nuove condizioni ambientali, come il cambiamento climatico o le specie invasive, fornendo anche servizi ecosistemici essenziali per la vita umana.

Infine, le foreste ci insegnano che la prevenzione è fondamentale per la resilienza. Se le foreste sono gestite in modo sostenibile e esperto, è possibile prevenire o i danni da incendi, siccità o tempeste di vento, o aumentare la velocità di ripresa del bosco dopo questi eventi. Questo ci insegna che la preparazione e la prevenzione sono fondamentali per mitigare gli effetti negativi delle crisi.

In sintesi, l’ambiente forestale ci insegna che la resilienza dipende dalla costruzione di una rete di supporto, dalla capacità di adattarsi alle nuove circostanze, dalla promozione della diversità e della cooperazione e dalla prevenzione. Questi insegnamenti possono essere applicati per far fronte alle sfide attuali e costruire comunità più resilienti.

 

2. Le foreste forniscono servizi ecosistemici essenziali per il benessere umano: produzione di materia prima rinnovabile, regolazione del clima e della biodiversità, mitigazione del cambiamento climatico e dei pericoli idrogeologici. Quali azioni ritiene prioritarie perché si possa rimettere al centro la gestione forestale quale incubatore di crescita e reddito per l’economia italiana?

Innanzi tutto, è importante investire nella gestione sostenibile delle foreste: la gestione forestale sostenibile è fondamentale per garantire la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi forestali. Ciò include pratiche di gestione forestale che mantengono la salute dell’ecosistema, prevenendo le infestazioni di insetti, i danni climatici malattie e gli incendi, e promuovendo la rinnovazione naturale della foresta.

Serve inoltre investire in tecnologie innovative per la gestione forestale: l’utilizzo della selvicoltura di precisione, resa possibile dai sistemi di monitoraggio satellitare o dai modelli computerizzati di simulazione delle dinamiche forestali,  può supportare una pianificazione forestale più estesa ed efficace in un clima che cambia.

Dal punto di vista dell’offerta, gli investimenti richiedono di risolvere alcuni problemi strutturali della filiera forestale: stimolare l’aggregazione fondiaria, migliorare la viabilità e l’accessibilità ai boschi, aumentare il grado di formazione e innovazione tecnologica delle imprese forestali, stimolare i settori economici della prima trasformazione (le segherie) e dei vivai, migliorare e aggregare l’offerta di legname da opera nazionale (contratti di filiera, piattaforme di vendita del legno, concessioni multiannuali di gestione in proprietà pubbliche), qualificare l’offerta mediante la certificazione di gestione forestale sostenibile.

Dal punto di vista della domanda, è necessario rafforzare il lavoro di comunicazione nei confronti dei cittadini e dei consumatori, per diffondere una maggiore attenzione verso la sostenibilità dei prodotti legnosi e energetici acquistati, che include una maggiore valorizzazione del legno di provenienza domestica e una più intensa percezione dell’importanza dell’origine del prodotto forestale e del lavoro necessario a trasformarlo.

Nei confronti dei proprietari ritengo necessario un impegno culturale e tecnico per diffondere la consapevolezza dell’importanza climatica e occupazionale di un uso del legno a cascata, destinando alla produzione energetica solo gli scarti o i residui di lavorazione. 

È necessario promuovere la diversificazione economica: le foreste possono fornire una varietà di prodotti e servizi oltre alla produzione di legname, come i funghi e gli altri prodotti non legnosi, il turismo ecosostenibile e la terapia forestale, le attività ricreative, la protezione dal dissesto e l’assorbimento di carbonio. Riconoscendo ai gestori il giusto valore economico per tutte queste funzioni, troppo spesso ancora date per scontate, le foreste possono diventare un’importante fonte di reddito per le comunità locali e per l’economia nazionale.

Infine, è necessario rafforzare la cooperazione tra le parti interessate: la pianificazione forestale sostenibile deve essere partecipata con i proprietari forestali, i gestori, le comunità locali, i residenti delle comunità rurali e urbane, i cittadini che esprimono vari interessi nei confronti della foresta, e le autorità pubbliche. Rafforzare la cooperazione tra queste parti interessate può migliorare la gestione forestale e prevenire eventuali conflitti.

 

3. può brevemente illustrarci i risultati ottenuti dal progetto Usefol promosso da Regione Lombardia riguardo i crediti di carbonio derivanti dalla gestione forestale sostenibile? In che modo incoraggerebbe i decisori pubblici a pianificare efficacemente la gestione sostenibile delle foreste pubbliche e private.

Gli obiettivi di USEFOL sono promuovere la gestione attiva e sostenibile del patrimonio forestale in Valle Camonica e Valtellina e lo sviluppo di filiere corte basate su un maggiore collegamento e sinergia tra il sistema produttivo e il sistema industriale di trasformazione.

Per tale motivo il progetto USEFOL sta realizzando realizzare un modello di calcolo, integrato con Sistemi Informativi Geografici e con i database disponibili in Regione Lombardia, per fornire informazioni a livello di singola particella forestale in termini di biomassa legnosa prelevabile e di carbonio stoccato, e degli effetti di diverse opzioni di gestione sul bosco, sul legno prodotto e sulla capacità di assorbimento del carbonio, tenendo conto dell’andamento climatico previsto per i prossimi anni.

Prevedere quanto carbonio “aggiuntivo” le foreste dei territori studiati possono immagazzinare come risultato di una gestione ben fatta, e stimare il suo valore economico per aziende interessate a completare il loro percorso si neutralizzazione delle emissioni, potrà darci un’idea di come una gestione dei boschi “climaticamente intelligente” possa generare valore economico e ambientale per tutta la comunità.

 

4. Cambiamento climatico e foreste alpine/appenniniche; che ruolo potrebbero giocare per mitigarlo, anziché subirlo?

In Italia le foreste assorbono oggi dal 5% al 9% delle emissioni annue di CO2. Una cifra modesta, dovuta alla quantità eccessiva di inquinamento climatico di cui siamo responsabili come Paese, ma che rischia addirittura di diminuire a causa degli stress climatici a cui le foreste stesse sono sottoposte (incendi, siccità, danni da vento e insetti). Esistono tuttavia azioni che possiamo intraprendere per diminuire le emissioni dovute a danni climatici e aumentare gli assorbimenti nelle foreste e nei loro prodotti:

Per prima cosa, si dovrebbe estendere la superficie interessata da piani di gestione forestale, l’unico strumento in grado di farci conoscere le caratteristiche dei boschi di un certo territorio, assegnare le rispettive “vocazioni”, prevedere le vulnerabilità e agire per prevenirle

È fondamentale investire in selvicoltura preventiva, cioè una gestione del bosco che renda la foresta meno vulnerabile ai danni climatici modificando, in modo compatibile con l’ambiente, la sua composizione e la sua struttura

Serve inoltre aumentare la durata dei prodotti in legno che ricaviamo dal bosco, in modo da mantenere la CO2 intrappolata a lungo al loro interno e usandoli anche per sostituire materiali più clima-impattanti come il cemento, l’acciaio o la plastica;

Inoltre, è importante utilizzare il legno per produrre energia secondo il principio dell’uso a cascata (solo scarti o residui) e monitorare e prevedere i possibili effetti del cambiamento climatico: il monitoraggio degli effetti del cambiamento climatico sulle foreste (cambiamenti nella crescita degli alberi, nella biodiversità forestale e nella suscettibilità agli incendi) può aiutare a identificare le azioni prioritarie da intraprendere per mitigare gli effetti negativi.

Infine, dobbiamo insistere nel promuovere la biodiversità e la connettività ecologica tra foreste, caratteristiche profondamente associate a una maggiore resistenza e resilienza agli eventi climatici estremi.

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