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Stupore e disappunto da parte del mondo della ricerca per la lettera su Nature pubblicata dal WWF che critica l’impiego delle biomasse a fini energetici

Stupore e disappunto da parte del mondo della ricerca per la lettera su Nature pubblicata dal WWF che critica l’impiego delle biomasse a fini energetici

Roma 16 luglio 2021. Giuseppe Scarascia Mugnozza (professore Università La Tuscia, socio fondatore e past-president Sisef) pubblica una lettera aperta per fare chiarezza e dissipare pregiudizi, preconcetti sulla gestione forestale sostenibile e sull’impiego delle biomasse a fini energetici.

Di seguito i riferimenti all’articolo di Nature e la risposta di Scarascia Mugnozza.
https://www.nature.com/articles/d41586-021-01923-x. La risposta è indirizzata al Comitato Scientifico WWF 

Caro Direttore,

mi sembra opportuno rispondere alla lettera da poco pubblicata su Nature (Italy: Forest harvesting is the opposite of green growth) da alcuni colleghi del Comitato scientifico del WWF e che ci hai inoltrata.

Le lettera si riferisce al IV Rapporto Nazionale sul Capitale Naturale, a cui ho direttamente partecipato insieme a diversi amici e colleghi del nostro Comitato Scientifico WWF; francamente, devo confessarti la mia sorpresa, e anche un po’ il dispiacere, nello scoprire che il Rapporto viene presentato in modo non veritiero ai lettori di Nature nel mondo, come un piano per una nuova politica delle biomasse del Paese, addirittura in opposizione con la “crescita verde” e la Strategia della Biodiversità europea.

In realtà, se gli autori della lettera l’avessero collegata al testo dell’Executive summary in inglese, sarebbe stato più agevole mostrare ai lettori internazionali di Nature che il Rapporto ha il compito di descrivere lo stato attuale e i recenti cambiamenti tendenziali del capitale naturale in Italia, e quindi anche delle foreste.

Così, sarebbe stato possibile mostrare, su Nature, la crescita, anzi il raddoppio della superficie forestale italiana, negli ultimi decenni, che ha raggiunto l’estensione di circa 12 milioni di ettari pari quasi al 40% del territorio nazionale, con oltre il 35% delle foreste italiane protette, mentre le successioni secondarie coprono 40.000 ettari in più ogni anno, nobile e fondamentale processo ecologico di rewilding che riguarda tante foreste considerate a “dinamica naturale”. Un altro dato altamente significativo è il forte aumento del ruolo di mitigazione degli ecosistemi forestali italiani che hanno accumulato circa 4,5 Gt (miliardi di tonnellate) di CO2 e assorbono annualmente il 12% di tutte le emissioni del nostro Paese. Inoltre, le foreste italiane sono tra i boschi con più elevata biodiversità in Europa mentre la vera minaccia alla biodiversità del nostro Paese è rappresentata dalla scomparsa delle aree aperte e degli spazi rurali a causa del consumo di suolo e per l’espansione purtroppo incontrollata delle aree urbane e delle infrastrutture.

Infatti, al contrario di quanto affermato nella lettera su Nature, nel Rapporto non viene indicato alcun piano per “step up the harvesting of forest biomass” mentre la “visione” contenuta nel Rapporto è quella di far sì che “la nostra deve essere la prima generazione capace di lasciare i sistemi naturali e la biodiversità dell’Italia in uno stato migliore di quello che abbiamo ereditato”.

E’ certamente vero che ci sia bisogno, anche in Italia, di un potenziamento e di una riorganizzazione del quadro informativo sul Capitale naturale e quindi anche sull’utilizzo delle risorse forestali italiane, soprattutto in un momento di accelerazione degli impatti dei cambiamenti climatici e ambientali. Va tuttavia ricordato, per evitare pericolosi allarmismi, che il prelievo di biomassa (stimato) dalle foreste italiane é, comunque, molto al di sotto della media dell’Unione Europea e molto inferiore alla crescita e alla produttività ecologica delle nostre foreste, e anche questo è un rilevante indicatore di sostenibilità. Peraltro, un uso più efficiente e “a cascata” delle biomasse forestali, come raccomandato nel Rapporto, potrebbe ridurre l’impatto negativo delle nostre importazioni di legname da ecosistemi forestali a rischio in diverse parti del mondo.

Il Rapporto sul Capitale naturale si conclude con una serie di raccomandazioni tra cui sicuramente molto significativa è quella che riguarda il potenziamento del sistema di monitoraggio e di inventariazione di tutte le varie componenti del Capitale naturale, e in particolare per gli ecosistemi forestali, per consentire una più efficiente pianificazione ecologica e una maggiore resilienza agli impatti climatici, purtroppo in via di accelerazione.

In conclusione, anche se la lettera è motivo di disappunto per diversi di noi, componenti del Comitato scientifico, poiché sarebbe stato più semplice ed efficace avere una discussione scientificamente approfondita, anzitutto all’interno del nostro Comitato, per chiarire i vari contenuti del Rapporto molto articolato e aperto a competenze diversificate, spero almeno che il dibattito generato possa essere utile affinché il tema del monitoraggio e delle osservazioni quantitative sulla natura sia assunto come tema prioritario in questa cruciale fase di transizione ecologica del nostro Paese.

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