Bolzano rifinanzia il teleriscaldamento per fronteggiare la crisi

Ancora una volta Bolzano fa da apripista sul tema dell’energia e del clima: la giunta provinciale bolzanina ha infatti deciso di rifinanziare lo sviluppo del teleriscaldamento a biomassa per fronteggiare la crisi economica e climatico-ambientale. La direzione è quella giusta! Fiper si augura che questo esempio sia compreso e seguito anche dalle altre regioni e dal governo centrale. Quella energetica è una sfida che va affrontata a tutto tondo, mettendo in campo e sostenendo tutte le fonti rinnovabili a nostra disposizione: il teleriscaldamento può giocare un ruolo molto importante per determinare la vittoria di questa difficile sfida.

Link all’articolo de “La voce di Bolzano”: https://www.lavocedibolzano.it/reintroduzione-degli-incentivi-per-lampliamento-degli-impianti-di-produzione-di-sistemi-di-teleriscaldamento-esistenti/

Passi avanti sulle biomasse in Lombardia: Fiper esprime apprezzamento

Se si parla di transizione energetica e di fonti rinnovabili, Fiper c’è: nella giornata di ieri abbiamo infatti partecipato alla riunione del Tavolo istituzionale dell’Osservatorio per l’Economia Circolare e la Transizione Energetica di Regione Lombardia. 
Esprimiamo apprezzamento per i passi avanti che abbiamo potuto riscontrare all’interno del PREAC (Programma Regionale Energia, Ambiente e Clima) nell’approccio al tema delle biomasse nelle zone alpine e pedemontane: siamo felici che si sottolinei lo stretto legame, da noi sempre evidenziato e ribadito, che esiste tra teleriscaldamento a biomassa, riduzione delle emissioni in atmosfera, prevenzione del dissesto idrogeologico e sviluppo locale attraverso un sistema virtuoso di economia circolare che proprio nei comuni montani e pedemontani può funzionare molto bene anche in Italia, così come in Europa, ed essere un vero motore di rilancio di queste aree e di lotta alla povertà energetica.

European Conference Biomass PowerON 2022

Registration is now open for the 4th edition of the European Conference Biomass PowerON! Taking place in Hamburg, Germany on 28-29 September, it will feature companies, commodity traders energy consultancies, regulatory and research experts, and many more. Organised by FORTES, the focus will be on using biomass in residential heating and power generation. This is a wonderful opportunity to showcase your products, attend workshops and network with industry leaders! Download the agenda here

Update on CEO Letter

The Secretariat has received an answer from the EC to the open letter that was sent to high-level EU representatives, urging them to properly include bioenergy in the REPowerEU Communication and signed by more than 500 CEOs and high-level representatives from the bioenergy value-chain. For more information, please contact Irene di Padua.

AGRI Committee Approves New EU Forest Strategy

The Agriculture and Rural Development (AGRI) committee approved the new Forest Strategy passed with 30 votes in favour, 2 opposed, and 10 abstentions. The Strategy recognises the multifunctional role of forests and stresses the importance and diversity of EU forests, calling for sustainable management practices to be developed with forest owners. A vote on the Strategy is expected in the Plenary in September. For more information, please contact Daniel Reinemann.

ITRE Vote on REDIII & EED

+ The ITRE Committee vote on REDIII is being held today and will be closely followed by the Secretariat. The draft proposal is an improvement from the Commission’s document; however, the Committee will not vote on any provisions related to biomass sustainability criteria due to ENVI’s exclusive competence over these sections. The proposal is expected to be put to a Plenary vote in September. For more information, please contact Daniel Reinemann.
+ In today’s committee meeting, the ITRE Committee also voted on the Energy Efficiency Directive recast (EED) and adopted the opinion. The final text will be voted on in Plenary in September. For more information, please contact Irene di Padua.

Fiper vola a Bruxelles: un altro passo avanti per il progetto della comunità dell’energia del Mortirolo in Valtellina

Si è tenuta a Bruxelles lo scorso 7-8 luglio la valutazione del progetto BECOOP.

FIPER, in qualità di caso pilota in Italia, ha illustrato insieme ai partner spagnoli, polacchi e greci il lavoro svolto sino ad oggi per la valutazione del Project Officer della DG Energia della Commissione Europea.

Analizzata ogni singola attività, grado di raggiungimento degli obiettivi, risultati e indicatori, nonché la corretta gestione finanziaria. Il risultato di questa intensa sessione di valutazione verrà reso ufficiale nelle prossime settimane. Il valutatore europeo ha espresso gran interesse per l’evoluzione della comunità dell’energia Mortirolo in Valtellina, soprattutto alla luce della recente crisi del mercato energetico. Al di là degli obiettivi di progetto, per il valutatore EU è stata l’occasione per raccogliere informazioni e feed-back sullo stato di salute del comparto biomassa nei diversi Stati coinvolti.

Commenta Gallo Vanessa, Segretario nazionale: “Per Fiper questo meeting ha rappresentato una grande opportunità nel sensibilizzare un membro della Commissione DG Energia EU nel riconoscere l’importanza che l’impiego delle biomasse può ricoprire nel mix rinnovabile EU soprattutto nel comparto termico, riducendo la dipendenza dal gas”.

Grande soddisfazione, dunque, da parte di FIPER, che ottiene la conferma di un solido riconoscimento a livello europeo e può quindi riprendere il proprio lavoro relativo al progetto, che vedrà nei primi mesi autunnali una serie di passaggi importanti e di iniziative proprio in Valtellina.

La ricetta per far fronte alla difficoltà del mercato dell’energia in Italia? Le biomasse ingrediente importante!

Intervista con il dott. Stefano Cavriani, Founder & Director – EGO Group.

Si è appena concluso il G7. Uno dei temi “scottanti” dell’agenda è la necessità di esplorare con i partner internazionali diversi modi per frenare l’aumento dei prezzi dell’energia, inclusa la fattibilità dell’introduzione di price cap temporanei alle importazioni di gas e di petrolio ove appropriato.

In questo scenario in continuo divenire, in cui l’Unione Europea spinge a livello mondiale per accelerare il processo di transizione ecologica, ci si interroga sulle prospettive del mercato energetico nazionale.

Approfondiamo il tema con il dott. Stefano Cavriani, Founder & Director – EGO Group.

1) Dal suo osservatorio, qual è lo stato di salute del mercato dell’energia italiano nell’affrontare la crisi ucraina e la messa in atto del green deal?

L’Italia ha scelto 35 anni fa di puntare sul metano come propria fonte energetica principale e preponderante (famoso fu infatti lo slogan “il metano ti dà una mano”). Attualmente il metano copre circa il 45% del fabbisogno di energia, percentuale quasi doppia rispetto alla Germania (26%). In pratica l’Italia è di gran lunga il Paese occidentale più dipendente dal gas.

Negli anni, i modesti giacimenti italiani si sono esauriti e da ormai 10-15 anni l’import dall’estero copre il 90% del ns. fabbisogno. In particolare, la Russia fino al 2021 è stato il principale fornitore con circa 30 miliardi mc/anno (rispetto al consumo totale pari a circa 70 miliardi mc/anno). L’altro grande fornitore è l’Algeria (20 miliardi mc/anno).
La stragrande maggioranza del gas da noi consumato arriva via tubo, quindi abbiamo una capacità di rigassificazione abbastanza scarsa (3 rigassificatori: Panigaglia, Livorno e Porto Viro per totali 15 miliardi mc/anno nominali). I rigassificatori sono necessari per ricevere il gas LNG via nave (forniture alternative ai flussi via tubo).

È evidente che in un simile scenario la diversificazione delle fonti energetiche è essenziale, a maggior ragione adesso che il gas dalla Russia non è più garantito e che i prezzi della materia prima sono esplosi (fatto dipendente dalla guerra in corso ma anche da trend più profondi già in atto a prescindere da quest’ultima).
Purtroppo, la spinta sulle fonti rinnovabili si è arenata e negli ultimi 8-10 anni la realizzazione di nuovi impianti è molto rallentata, non solo per il quasi totale azzeramento di incentivi ma anche e soprattutto per l’ostracismo da parte degli enti incaricati di rilasciare le autorizzazioni.

Adesso finalmente l’approccio politico, anche da parte del Governo centrale, pare cambiato e il ritmo di rilascio delle autorizzazioni è fortemente accelerato (almeno 2 GW tra 2021 e inizio 2022), ma la realizzazione effettiva degli impianti è difficoltosa a causa della carenza di materiali (per i noti restringimenti sulle catene di approvvigionamento post-pandemia) e dell’impennata dei costi di investimento: quindi l’aumento delle autorizzazioni non corrisponde necessariamente a un aumento della capacità installata.
In estrema sintesi, l’Italia adesso ha finalmente deciso di affrancarsi dal gas, ma non ha le infrastrutture necessarie e impiegherà anni per colmare le proprie lacune.

Queste difficoltà si traducono in prezzi dell’energia ai massimi livelli in Europa (e nel mondo): dopo quasi 20 anni (2004-2020) a prezzo medio di 60 Euro/MWh (+25% rispetto a Germania e Francia), il prezzo dell’energia è esploso (non solo in Italia): nel 2021 si sono superati i 125 Euro/MWh e nella prima metà del 2022 si sono raggiunti i 250 Euro/MWh. In questo momento il prezzo spot supera i 350 Euro/MWh a causa di alcune contingenze specifiche (la siccità al Nord riduce moltissimo la produzione dagli impianti idroelettrici e dai termoelettrico posizionati lungo il Po).
Le previsioni di prezzo rimangono elevatissime anche per i prossimi 2-3 anni (prezzo medio atteso 150-200 Euro/MWh). Dopo il 2025 non ci sono quotazioni, lo scenario è quanto mai incerto ed è impossibile fare previsioni.

Queste semplici considerazioni ci portano purtroppo a concludere che l’energia in Italia è molto cara e priva dei necessari requisiti di sicurezza e affidabilità, oltreché, come noto, non sufficientemente decarbonizzata. In estrema sintesi possiamo dire che lo stato di salute è tutt’altro che buono.

2) Nel PNRR il Governo ha dato grande enfasi allo sviluppo di fotovoltaico, eolico e biometano. Le altre fonti rinnovabili, tra cui le biomasse, sembrano non interessare. Qual è la sua analisi rispetto a questa grave “dimenticanza”? Crede ci possano essere margini correttivi?

Attualmente quando si parla di fonti rinnovabili ci si riferisce essenzialmente a fotovoltaico ed eolico. Certamente il fotovoltaico è la fonte più versatile e prontamente disponibile, ma chiaramente necessita di essere abbinato a sistemi di accumulo per essere esercito in modo regolare e programmabile.
Anche l’eolico è interessante, ma la ventosità italiana è irregolare e non sempre particolarmente forte. Anch’esso, ovviamente, necessita di sistemi di accumulo per ottenere un minimo di flessibilità e regolarità.

Ma stante lo scenario problematico come quello descritto sopra è evidente che dobbiamo sfruttare tutte le risorse disponibili, prima possibile e più possibile. L’Italia è un Paese ricco di boschi e di risorse legnose, è dunque assurdo non puntare fortemente anche sulle biomasse. Tra l’altro queste fonti sono programmabili e gestibili, quindi costituiscono un perfetto complemento rispetto al fotovoltaico e alle altre fonti non programmabili.
Puntare anche sulle biomasse significa ovviamente investire in nuovi impianti ma allo stesso tempo salvaguardare gli impianti esistenti, che in Italia sono numerosi, distribuiti sul territorio e un patrimonio di infrastrutture prezioso.

Certamente la logica degli impianti a biomasse “solo-elettrici” è ormai superata. Produrre energia elettrica con un rendimento inferiore al 20%, adesso che la materia prima è molto costosa, ha poco senso. Viceversa, l’abbinamento di energia elettrica ed energia termica (impianti termoelettrici cogenerativi a biomasse) rappresenta la forma più efficiente (e quindi intelligente) di utilizzo delle risorse.
Per quanto concerne il biometano, molti impianti a biogas (in Italia ce ne sono circa 1.300) potrebbero essere convertiti, ma al momento il settore è un po’ fermo in attesa del nuovo decreto MITE. Anche il biometano da FORSU è interessante, ma la materia prima utilizzabile non è abbondante. Sicuramente il biometano può essere una risorsa importante, ma è prima di tutto necessario aggiornare e rendere certo il quadro normativo.

Come “green-gas” (gas di origine rinnovabile) personalmente ritengo molto più interessante il biometano rispetto all’idrogeno (per la cui produzione servono elettrolizzatori alimentati da energia elettrica ed enormi quantità di acqua). L’idrogeno potrà svolgere un ruolo interessante in chiave di flessibilità della rete elettrica (accumulo di lungo termine di energia elettrica prodotta in eccesso in certe ore o in certe stagioni), ma ritengo poco sensato immaginare di bruciare l’idrogeno per produrre energia termica (caldaie residenziali o simili) – sempre che sia possibile portarlo nelle case o presso le utenze mediante le normali tubazioni esistenti. Per produrre il calore è molto meglio utilizzare fonti locali come le biomasse, laddove disponibili, veicolandolo “semplicemente” mediante acqua calda.

3) Elettrificazione dei consumi, smart grid, comunità dell’energia rinnovabile: si assiste ad una forte accelerazione nel sostituire il vettore termico con elettrico. Fino a che punto il Sistema Paese è in grado di soddisfare a prezzi competitivi la domanda crescente di energia elettrica? Che ruolo può giocare a suo avviso il comparto termico rinnovabile nella transizione ecologica?

Per i motivi detti sopra l’energia elettrica in Italia è destinata a rimanere costosa per molto tempo. Inoltre, l’incremento dei consumi elettrici porrà notevole pressione sul sistema energetico italiano. Già oggi, molto banalmente, l’impennata dei consumi da condizionamento estivo provoca black-out diffusi e incontrollabili in una metropoli come Milano.

Immaginiamoci cosa potrebbe succedere in caso di incremento significativo e troppo veloce dei consumi elettrici (riscaldamento in primis) qualora le reti non fossero adeguatamente potenziate, sia in termini di potenza di picco gestibile, sia in termini di capacità di gestione “intelligente”. Questo non significa che non dobbiamo puntare sull’elettrificazione, ma tutto va fatto in maniera razionale ed equilibrata. Ciò significa utilizzare in modo intelligente le risorse.

Laddove è possibile disporre di energia termica a costo competitivo e da fonte rinnovabile è evidente che è opportuno (anzi mandatorio) sfruttare pienamente tale risorsa.

Gli impianti termoelettrici cogenerativi a biomasse distribuiti, inseriti in modo armonioso e integrato nel territorio, sono e saranno sempre una risorsa energetica fondamentale. Rinunciarvi sarebbe l’ennesimo errore commesso nella politica energetica italiana, che tende sempre a inseguire una salvifica soluzione “unica”, che non esiste.