Righini:” Il rischio è che i danni del terremoto energetico siano molto costosi, se non si interviene in tempo!”
Energia Elettrica: dal 1/10/2021 + 29,9% – dal 1/01/2022 + 55,0%
Gas: dal 1/10/2021 + 14,4% – dal 1/01/2022 + 41,8%
In concreto questi numeri cosa ci indicano?
Il prezzo (PUN) dell’energia elettrica da dicembre 2020 a gennaio 2022 ha registrato un incremento del 751%, mentre il prezzo del gas del 599% nello stesso periodo con un costo energetico annuo che passa in Italia da 40 a 140 Miliardi di €.
Non è prevedibile in futuro un ritorno ai prezzi degli anni scorsi.
È del tutto evidente che questa situazione risulti, in primis, assai pesante e onerosa per le famiglie, ma anche e soprattutto per le aziende, che iniziano ad avvertire segnali di crisi a causa degli altissimi costi energetici raggiunti funzionali al sistema produttivo.
Già è evidente la crisi dei settori energivori; tra cui: industria della carta, acciaio, cemento, tessile, vetro e gli altri comparti correlati nonostante la forte domanda di prodotti.
Emblematico il caso di aziende vinicole in crisi per l’insufficiente fornitura di bottiglie di vetro.
Questo è il risultato di decenni di una miope politica energetica del nostro Paese focalizzata a sostenere il settore del gas, peraltro importato per oltre 90% dall’estero, invece di investire e premere l’acceleratore sull’impiego di fonti rinnovabili. Quest’ultime oggi risultano più interessanti economicamente, anche se incentivate.
E siccome dipendiamo anche per la produzione elettrica dall’utilizzo del gas “il cane a sei zampe che si brucia la coda” è del tutto evidente che il problema energetico nazionale si identifica nell’utilizzo spregiudicato che si è sempre fatto sinora di questo combustibile fossile. È del tutto assente una politica di “autonomia dal gas” o diversificazione delle fonti, per far fronte alla prima o poi possibile riduzione e/o interruzione delle forniture da parte della Russia o dei paesi Arabi o all’ulteriore incremento insostenibile del suo costo a beneficio esclusivo delle aziende importatrici, seppur fortemente partecipate dallo Stato, che hanno sempre contrastato lo sviluppo delle fonti rinnovabili.
A dimostrazione di ciò, il Governo italiano è arrivato incomprensibilmente in un momento di rilancio dell’economia all’insegna della transizione ecologica, a imporre ad ARERA che: “Le estensioni e i potenziamenti di reti e impianti esistenti nei comuni già metanizzati e le nuove costruzioni di reti di impianti in comuni da metanizzare appartenenti alle zone climatiche F. (zone di montagna n.d.r.) … nonché nei comuni che hanno presentato nei termini previsti la domanda di contributo relativamente al completamento del programma di metanizzazione del Mezzogiorno … si considerano efficienti e già valutati positivamente ai fini dell’analisi dei costi e dei benefici per i consumatori … A tal fine l’autorità di regolazione per energia reti e ambiente ammette a integrale riconoscimento tariffario i relativi investimenti”.*
Ciò significa, che anche gli investimenti in reti di metanizzazione in aree scarsamente popolate, e quindi in perdita, devono essere per legge socializzati.
FIPER in data 2/9/2021 ha presentato una segnalazione per violazione della normativa dell’Unione Europea da parte dello Stato italiano alle: Direzione generale- (DG) Energia, DG Azione per il Clima, DG Ambiente, DG Concorrenza della Commissione Europea a Bruxelles, informando per correttezza i Ministri competenti Cingolani, Giorgetti e Patuanelli, già contattati in precedente riguardo la disparità di trattamento evidenziata tra le diverse fonti energetiche.
Infine, si apprende che ARERA ha aperto nei giorni scorsi la consultazione pubblica inerente alla possibilità di incentivazione dell’ammodernamento delle reti gas già completamente ammortizzate.
PROPOSTE E PROSPETTIVE
FIPER da sempre si è contraddistinta per un approccio costruttivo, pertanto, ritiene opportuno non solo rappresentare le criticità di cui sopra, del resto già in parte espresse da importanti e più autorevoli interventi sulla stampa nazionale, ma anche e soprattutto proporre soluzioni, anche se parziali e limitate al nostro precipuo settore di conoscenza, alternative all’utilizzo del gas importato e al preannunciato ritorno al nucleare, peraltro mai partito in Italia, con tempistiche di sviluppo non compatibili con l’urgenze del momento.
Condividiamo in primis quanto rappresentato al Presidente Draghi e ai Ministri competenti, dal Presidente di Italia Solare, Paolo Rocco Viscontini, nella nota del 30.12.2021.
Richiamiamo inoltre il Manifesto delle Bioenergie, presentato al Governo, sottoscritto in occasione di Ecomondo di Rimini dello scorso anno da FIPER con le Associazioni: ELETTRICITA’ FUTURA, AIEL, ANPEB, ASSITOL, ASSOEBIOS, ASSOGRASSI, CONFAGRICOLTURA, CIB, DISTRETTO PRODUTTIVO LA NUOVA ENERGIA, EBS e ITABIA che alla luce della situazione contingente conferma ancor di più la sua attualità.
Veniamo ora a proposte concrete.
Produzione di energia termica ed elettrica dall’USO della BIOMASSA legnosa
L’Italia come noto dispone di una superficie di circa 10,8 milioni di ettari di boschi corrispondente al 36% dell’intero territorio nazionale (fra il 1990 e il 2010 la superficie boscata aumentate del 20%).
Di questi 10,8 milioni di ettari di bosco circa 8 milioni sono disponibili per il taglio di legname e l’incremento corrente annuo della biomassa legnosa è di circa 4,10 m³ per ettaro.
A fronte di ciò il prelievo medio annuo italiano è attualmente inferiore a 1 m³ per ettaro, tra i più bassi a livello europeo. Risultato: l’Italia è il primo importatore mondiale di legna da ardere.
Il rischio di deforestazione in Italia è del tutto assente; anzi, si evidenza l’impellente necessità di riprendere la cura e la manutenzione del nostro territorio boscato, disporre di residui legnosi per la filiera produttiva ed energetica, con evidenti ricadute positive sia economiche, occupazionali oltre che ambientali.
Fra questi benefici una corretta ed opportuna gestione del territorio e la valorizzazione e utilizzazione di parte di questa ingente quantità di biomassa.
Promuovere una gestione forestale sostenibile, che migliora nel tempo la qualità del legname dei nostri boschi, attraverso l’impiego energetico, quale il teleriscaldamento a biomassa, la cogenerazione, l’avvio di comunità dell’energia rinnovabile.
All’ingente disponibilità di biomassa forestale o derivante dagli scarti delle segherie (circa il 30% del della prima lavorazione diviene scarto) si aggiunga la significativa quantità di biomassa agricola presente sul territorio nazionale proveniente dalle potature (viti, ulivi, frutteti, ecc.) pari a oltre 5,6 milioni di tonnellate anno. Queste biomasse residuali attualmente nella maggior parte dei casi vengono bruciate in campo con ulteriore aggravio della qualità dell’aria.
Altra possibile fonte di approvvigionamento, la biomassa legnosa derivante dalle potature del verde urbano di parchi, viali, giardini e piazze attualmente destinata in gran parte incomprensibilmente al compostaggio.
Chiediamo di attivare questa economia circolare reale, fattibile, a kilometro zero!
Peccato, invece, che nel capitolo Economia circolare il PNRR faccia esclusivo riferimento al comparto rifiuti.
Il PNRR prevede nell’intero settore del teleriscaldamento efficiente (compreso quindi anche le altre fonti rinnovabili diverse dalle biomasse e la cogenerazione ad alto rendimento) un investimento entro il 2026 di €.200 milioni per uno sviluppo di 330 Km. di reti e la realizzazione di impianti o allacciamenti per una potenza di 360 MW termici.
Riteniamo le previsioni del MITE assai modeste; secondo FIPER potrebbero tranquillamente essere moltiplicate per dieci, aggiungendo la realizzazione di impianti cogenerativi.
Si segnala infine che, nell’attuale stagione invernale 2021/22 nella quasi totalità degli impianti di teleriscaldamento alimentati a biomassa, non si è registrato alcun aumento delle tariffe per la fornitura di calore alle utenze, se non nei casi il cui prezzo di riferimento era ancorato al prezzo del gas.
IMPIANTI DI BIOGAS E/O BIOMETANO
Attualmente in Italia sono in esercizio oltre 1600 impianti a biogas agricolo, che producono energia elettrica ritirata dal GSE.
È in corso di definizione il nuovo decreto biometano, che coordinerà i sistemi di incentivazione con i contributi del PNRR per la realizzazione di nuovi impianti di biometano e la riconversione degli impianti a biogas esistenti in impianti a biometano per un importo di €. 1.923 Milioni.
Da una indagine da noi svolta presso i nostri Associati, attualmente produttori di biogas per energia elettrica, risulta che permangono importanti criticità da risolvere per permettere la riconversione in produttori di biometano; in particolare, si evidenzia la distanza delle reti del metano dal punto di produzione del biometano (zone rurali). Da una stima condotta dalla Federazione, solo il 10% degli attuali impianti a biogas potrà diventare produttore di biometano.
Si ritiene opportuno, alla luce degli attuali sviluppi del costo dell’energia, oltre alla realizzazione di impianti di produzione di biometano come previsto nel PNRR, garantire la continuità degli impianti a biogas post periodo di incentivazione e promuoverne nuovi, per produrre direttamente energia elettrica da immettere in rete e soprattutto incentivare la realizzazione di nuovi serbatoi di accumulo del biogas. Ciò consentirebbe di disporre di una maggior produzione di energia elettrica nelle ore di maggior richiesta e di stoccare il biogas nelle ore di basso consumo, a differenza di quanto sinora avvenuto, in cui la produzione elettrica non poteva superare le soglie previste.
Questa semplice modifica al regolamento attualmente in uso, a costo zero per il Paese, permetterebbe di raddoppiare la produzione elettrica nelle ore di punta, riducendo contemporaneamente l’inutile produzione nelle ore di bassa richiesta.
IDROELETTRICO E POMPAGGI
L’Italia da tempi immemorabili è ricca di energia idroelettrica, fonte rinnovabile e soprattutto programmabile.
Non essendo più possibile prelevare ulteriore acqua dai fiumi e torrenti, risulta prioritario incrementare il sistema dei pompaggi, realizzando nuovi bacini di accumulo da collegare con quelli già esistenti o, nelle zone costiere, utilizzando l’acqua di mare.
Le centrali idroelettriche ad accumulo di pompaggio sono la forma di accumulo di energia più conveniente, come ampiamente dimostrato in letteratura.
Offrono una tecnologia all’avanguardia con bassi rischi, bassi costi operativi e bilanciano le fluttuazioni della rete grazie alla loro elevata flessibilità operativa, consentendo l’integrazione di successo di energia rinnovabile intermittente.
Contribuiscono in modo significativo a un futuro di energia pulita.
I bacini di pompaggio offrono inoltre sicurezza e facilità di fornitura dell’acqua nei molti casi di incendi boschivi.
In conclusione, la produzione di energia elettrica e termica con utilizzo di biomassa, biogas e pompaggi idroelettrici, a differenza delle altre fonti energetiche rinnovabili, quali fotovoltaico ed eolico, è programmabile e rappresenta la necessità primaria del nostro Sistema Paese.
È necessario colmare l’attuale “assenza” di queste fonti all’interno del PNRR. Il rischio è che i danni del terremoto energetico siano molto costosi, se non si interviene in tempo con l’azzardo di dover restituire notevoli fondi all’Europa per la difficoltà e le tempistiche di altri programmi (vedasi nucleare).
FIPER invita il Presidente Draghi e i Ministri Cingolani, Giorgetti e Patuanelli a voler prendere in considerazione quanto proposto, dichiarando sin d’ora la propria disponibilità per ogni eventuale futuro confronto anche su altri argomenti quali Comunità dell’energia, Idrogeno.
*Fonte Decreto rilancio- D.L. 19/05/2020 numero 34 convertito dalla L. 17/07/2020 numero 77