Alla scoperta dell’Associazione dei Consorzi Forestali della Lombardia

Anche nel settore forestale il coordinamento e la sinergia tra i diversi operatori e istituzioni territoriali è fondamentale per affrontare le sfide del presente e del futuro. Per raccontare questo impegno quotidiano, abbiamo intervistato Gionatan Bonomelli, presidente di ACFL, l’Associazione dei Consorzi Forestai della Lombardia (associata Fiper).

1. Cos’è l’Associazione dei Consorzi Forestali della Lombardia? Quando è nata, com’è organizzata e di che cosa si occupa?

L’Associazione dei Consorzi Forestali della Lombardia, conosciuta con l’acronimo ACFL, è una realtà fondamentale per la gestione del patrimonio forestale lombardo. È nata nel 2009 su impulso di diversi consorzi forestali già attivi sul territorio, con l’intento di creare un coordinamento regionale che potesse rappresentare e valorizzare il lavoro svolto localmente. L’associazione ha un’identità precisa: agisce come punto di riferimento per i consorzi forestali, sia da un punto di vista tecnico che politico-istituzionale, promuove la gestione forestale sostenibile e funge da interlocutore nei confronti della Regione e delle altre autorità pubbliche. È organizzata in modo snello ma efficace: un consiglio direttivo guida le attività e viene eletto tra i rappresentanti dei consorzi aderenti. La sua funzione non è solo di rappresentanza, ma anche operativa: fornisce supporto tecnico, coordina progetti comuni, promuove la formazione professionale e la qualificazione degli operatori. Negli ultimi anni ha assunto anche un ruolo attivo nella progettazione europea, nella promozione della filiera corta del legno e nella sensibilizzazione sul ruolo multifunzionale del bosco, sia dal punto di vista ecologico che economico e sociale.

2. Qual è il ruolo di un consorzio forestale? Quali sono i suoi compiti e i suoi obiettivi principali?

Il consorzio forestale rappresenta una delle forme più evolute e concrete di gestione collettiva delle foreste. Nasce dall’unione di più enti pubblici — principalmente comuni, comunità montane e, talvolta, enti privati — che decidono di conferire in gestione associata i loro patrimoni boschivi. Lo scopo è duplice: da una parte si garantisce una gestione professionale e sostenibile delle risorse forestali, dall’altra si ottimizzano le risorse economiche, tecniche e umane. Il consorzio non si limita alla sola produzione di legname: il suo mandato comprende la tutela ambientale, la prevenzione del dissesto idrogeologico, la valorizzazione della biodiversità e del paesaggio, la promozione del turismo sostenibile e la rigenerazione delle aree marginali. È una struttura operativa che redige e attua piani di gestione forestale, realizza interventi diretti nei boschi — dai tagli selettivi alla realizzazione di piste forestali — e gestisce appalti pubblici legati al verde e alla manutenzione ambientale. Inoltre, promuove la filiera bosco-legno-energia, incentivando l’utilizzo del legno locale per fini energetici o edilizi, rafforzando così l’economia circolare territoriale.

3. Com’è la situazione degli operatori forestali in Lombardia? Quali sono le principali difficoltà che si incontrano in questo settore?

La situazione degli operatori forestali in Lombardia è, purtroppo, complessa e spesso sottovalutata. Parliamo di professionisti che lavorano in un contesto difficile, dove il valore del legname non sempre copre i costi di una gestione attiva del bosco. Questo accade soprattutto a causa della morfologia del territorio: molti boschi lombardi si trovano in zone montane o collinari, difficilmente accessibili e costose da gestire. A ciò si aggiungono criticità di carattere strutturale. Una delle principali è la frammentazione fondiaria: molte proprietà forestali sono piccole, spesso abbandonate, e non permettono economie di scala. Un’altra difficoltà riguarda la burocrazia: le norme forestali, seppur nate per tutelare l’ambiente, a volte rendono troppo onerose o lente le procedure per effettuare interventi anche semplici. C’è poi una questione demografica: il mestiere del boscaiolo attira poco le nuove generazioni, e la manodopera qualificata scarseggia. Tuttavia, va anche detto che si stanno aprendo nuove opportunità. I consorzi forestali stanno investendo in formazione professionale, in meccanizzazione intelligente e in modelli di filiera corta che valorizzino il legname locale. Ma per affrontare con successo queste sfide serve un’azione corale che coinvolga istituzioni, operatori e cittadini.

4. I consorzi forestali non sono solo montani ma anche di pianura: quali sono le principali differenze? Le diverse esigenze tra queste due realtà sono conciliabili all’interno di un’associazione che le raggruppa tutte?

È vero, i consorzi forestali nascono principalmente in montagna, ma da qualche anno stanno sviluppandosi anche in pianura. Le differenze sono notevoli: nei territori montani i consorzi affrontano tematiche legate alla difesa del suolo, alla messa in sicurezza del territorio e alla valorizzazione del paesaggio alpino o prealpino. In pianura, invece, l’attenzione si sposta verso la gestione di boschi planiziali, fasce tampone fluviali e boschi periurbani, spesso con un’importante funzione ecologica e sociale, più che produttiva. Le esigenze operative e gestionali sono quindi differenti, ma non inconciliabili. Anzi, possono risultare complementari. L’associazione regionale (ACFL) rappresenta un contenitore capace di valorizzare queste diversità e di fare rete tra esperienze differenti. Una buona pratica in pianura può ispirare soluzioni innovative in montagna e viceversa. La sfida è proprio questa: riconoscere le specificità locali ma inserirle in una visione regionale condivisa, dove la gestione forestale sia sempre più integrata con lo sviluppo territoriale sostenibile.

5. I consorzi forestali lavorano a stretto contatto con gli enti territoriali: comuni, comunità montane, province e regioni. Cosa possono fare gli enti locali per favorire l’economia della filiera del legno nei territori montani?

Gli enti locali hanno un ruolo chiave nello sviluppo della filiera del legno, soprattutto in contesti montani, dove le difficoltà logistiche e strutturali sono più marcate. Per prima cosa, devono riconoscere il valore strategico del patrimonio forestale, non solo come risorsa ambientale, ma anche come volano economico e sociale. In secondo luogo, possono favorire la filiera sostenibile del legno attraverso politiche attive: ad esempio, utilizzando legno locale nelle opere pubbliche, incentivando la certificazione forestale e promuovendo forme di aggregazione tra i piccoli proprietari. È fondamentale, poi, che i comuni sostengano e rafforzino i consorzi forestali esistenti, o ne promuovano la nascita laddove manchino. Non si tratta solo di trasferire risorse economiche, ma anche di dare stabilità gestionale, creare reti territoriali e snellire le procedure burocratiche. Le amministrazioni locali possono diventare il motore di un’economia forestale circolare, basata su lavoro locale, sostenibilità e resilienza.

6. Come vedi il futuro delle foreste lombarde e della filiera ad esse legata? Che prospettive ci sono a breve, medio e lungo termine?

Il futuro delle foreste lombarde si gioca su un equilibrio delicato tra conservazione e valorizzazione. A breve termine, la priorità è rilanciare la gestione attiva dei boschi, perché un bosco non curato diventa fragile, esposto a incendi, malattie e crolli. È necessario invertire la tendenza all’abbandono e supportare le imprese forestali, rendendole competitive e stabili. Nel medio termine, immagino una filiera bosco-legno-energia regionale integrata, in cui il legno lombardo sia valorizzato localmente sia in ambito edilizio che energetico, con impianti di teleriscaldamento efficienti, edifici pubblici costruiti con legname locale e una gestione certificata e sostenibile delle superfici forestali. È anche importante che cresca la cultura forestale tra i cittadini: solo un territorio consapevole protegge e valorizza le sue risorse. Nel lungo periodo, il grande tema sarà l’adattamento delle foreste ai cambiamenti climatici. Dovremo affrontare periodi di siccità, eventi estremi, attacchi di insetti alieni. Le foreste dovranno diventare più resilienti e diversificate. Per farlo, serviranno pianificazione, investimenti e formazione. Ma anche un cambiamento di sguardo: la foresta non va vista come un luogo “lontano”, ma come parte vitale del nostro territorio, una risorsa strategica per il benessere di tutti.

Raccontare l’ambiente alle nuove generazioni: intervista doppia ad Andrea Puffo e Riccardo Rizzetto

In questo mese vi proponiamo un format di newsletter inedito: un’intervista doppia.
In queste ultime settimane abbiamo avuto il piacere di entrare in contatto con due giovani divulgatori ambientali, due ragazzi di due generazioni diverse, che hanno deciso di occuparsi di comunicazione e di approfondire soprattutto gli argomenti legati all’ambiente, alla sostenibilità, al nostro rapporto con la natura: vi presentiamo Andrea Puffo e Riccardo Rizzetto.

Andrea

1. Se si cerca online Andrea Puffo si trova un ragazzo giovanissimo che ha aperto un progetto social di informazione per raccontare il suo territorio e l’ambiente. Ci racconti chi sei e come sono nati Tg Suich e Verde Puffo?

Ciao! Sì, sono un giovane ragazzo che ha, da sempre, la passione per il proprio territorio e che vuole trasmetterla a chi mi ascolta e mi segue sui social. Il progetto del Tg Suich (Suich sarebbe il nome di Sovico, in dialetto brianzolo) è nato domenica 25 aprile 2021, durante il lockdown, proprio perché non sapevo più cosa fare a casa… è nato tutto un po’ per gioco, nel gruppo WhatsApp di famiglia, poi abbiamo aperto i canali social e da lì sono arrivati i primi followers, fino ad oggi dove contiamo più di 3.000 seguaci. L’obiettivo del Tg è di raccontare il territorio della Brianza, tramite notizie, proposte, quiz, curiosità. Da settembre sto anche cercando di creare un team di persone che collaborino con il Tg e, per ora, collabora con noi una ragazza che, il giovedì, parla di realtà brianzole che hanno a che fare con il riciclo, l’ambiente e la sostenibilità.

Verde Puffo é, invece, il mio programma radiofonico che va in onda ogni sabato pomeriggio in una radio della zona, dove tratto esclusivamente argomenti green, di sostenibilità e di riciclo legati all’Italia ed al mondo intero.

2. Sei nato nel 2007, sei un perfetto rappresentante della Gen Z. Che interesse hanno i tuoi coetanei per il territorio in cui vivono? 

Onestamente, penso che molti miei coetanei, non tutti, non abbiano un grande interesse per il territorio in cui vivono. Spesso si dà la colpa a Internet o ai social, ma secondo me non è solo quello il problema. È vero, possono distrarre, ma allo stesso tempo sono strumenti utilissimi se usati bene: io, ad esempio, li uso per raccontare Sovico e la Brianza, e mi aiutano a far conoscere quello che succede… se non ci fosse stato Internet, avrei dovuto fare un giornalino cartaceo e tutto sarebbe stato molto più complicato.

Il punto è che spesso mancano iniziative pensate davvero per i giovani. Ci sono eventi o progetti, ma tante volte non sono adatti a noi, non coinvolgono davvero o sembrano lontani. E quando non ti senti rappresentato, indipendentemente dall’età, è difficile appassionarti o partecipare. Non è disinteresse, è mancanza di occasioni giuste.

Io credo che servano più spazi (anche virtuali) in cui possiamo dire la nostra, creare, proporre. Se ci viene data fiducia e libertà di esprimerci, possiamo davvero portare un punto di vista nuovo e giovanile sul territorio, l’ambiente e su quello che ci circonda. La voglia c’è, solo che a volte manca chi ci dà la possibilità di concretizzarla.

3. Perché hai scelto di parlare soprattutto di tematiche ambientali? La tua sensibilità in merito a questa tematica è a tuo avviso condivisa dai ragazzi della tua età?

Io, forse perché ho la fortuna di abitare in una casa con un grande giardino, mi sono sempre appassionato a tutto ciò che ha a che fare con l’ambiente, semplicemente perché mi piace. Crescendo ho cercato di rendere questa passione più concreta: tramite il Tg e il mio programma radio, ma anche nella vita di tutti i giorni. Infatti, pianto e curo i fiori in giardino, gestisco l’orto di famiglia, ho adottato un’arnia che seguo insieme a un apicoltore, e ho anche adottato una mucca in Valle d’Aosta, vicino alla nostra casa di vacanza, dove ogni estate andiamo a rilassarci in mezzo alla natura. Sul tema della sostenibilità penso che la maggior parte dei giovani, ma non solo, siano piuttosto distaccati. Molti vedono queste tematiche come qualcosa di lontano, vecchio o poco importante. Altri, invece, magari sono interessati ma non ne parlano per timidezza o per paura di sembrare impopolari agli occhi degli altri. Il risultato è che se ne discute troppo poco, anche se in realtà riguarda tutti noi, da molto vicino.

4. Dal tuo punto di osservazione, che futuro vedi in materia di politiche ambientali in Italia? 

Penso che parlare di politiche ambientali sia fondamentale. Spero che chi ci governa, a prescindere dall’orientamento politico, possa finalmente dare la giusta importanza a queste tematiche, facendo scelte concrete e responsabili. Mi fa un po’ sorridere vedere i big del mondo che continuano a dare lezioni a noi cittadini su come comportarci e come ridurre l’inquinamento. È vero che ognuno di noi può migliorare il proprio stile di vita per contribuire a una situazione ambientale migliore, ma alla fine sono loro, con il potere politico ed economico, a poter ed a dover fare la differenza.

Per questo credo che dovrebbero essere loro i primi a mettersi in gioco, a cambiare le loro scelte e ad adottare comportamenti concreti che possano davvero fare la differenza. Mi auguro che sempre più realtà e progetti legati alle tematiche green nascano e crescano, in modo da dare sempre maggiore visibilità a queste questioni per migliorare i comportamenti nella società.

5. Quanto conta la comunicazione per diffondere consapevolezza sul tema della sostenibilità? Quali sono gli strumenti a tuo avviso più efficaci per raggiungere i giovani?

La comunicazione è tutto. Secondo me, deve essere semplice, giovanile, concreta ed efficace. Non bisogna solo parlare dei temi, ma riuscire a farlo in un modo che arrivi davvero alle persone, senza annoiarle. Deve essere interessante e comprensibile, in modo che anche i più giovani possano capire e sentirsi coinvolti. E questa è una delle sfide più grandi, soprattutto quando si tratta di tematiche complesse come la sostenibilità. Io, ad esempio, la vivo ogni giorno con il Tg Suich e con il mio programma radio, cercando di raccontare l’ambiente in modo che chi mi ascolta possa sentirsi parte della storia, spesso non solo a parole ma con video ed immagini.

Gli strumenti giusti per comunicare con il pubblico giovane sono, senza dubbio, quelli tecnologici: telefoni, pc, tablet e computer. Sono questi i mezzi che usiamo tutti i giorni, quindi è fondamentale sfruttarli al meglio. E per avvicinarsi davvero a noi ragazzi, bisogna puntare su piattaforme come Instagram e TikTok, dove tutto è immediato e veloce. Ogni generazione ha il suo modo di ascoltare… questo è il nostro, quindi bisogna adeguarsi, anche se non è sempre facile (lo dico da rappresentante della Gen Z) senza però perdere di vista i valori e i messaggi che si vogliono trasmettere.

Grazie per il tempo che mi avete dedicato! Visto che sono giovane, ed il futuro è in mano a noi, vi aspetto sui social del Tg Suich: Instagram e Facebook!

Riccardo

1. Se si cerca online Riccardo Rizzetto si trova un dottore forestale che ha aperto un progetto social di informazione per raccontare la sostenibilità, con un approccio scientifico ma anche divulgativo. Ci racconti chi sei e come nasce questa idea?

Sono una normale persona nata in una famiglia privilegiata in una parte del mondo ancora più privilegiata. Parlo di privilegio per dire che sebbene non sia nato nella ricchezza ho sempre avuto tutto quello che serve ad un bambino per crescere sano: una famiglia, istruzione, contatto con la natura. Sembrano cose scontate ma non lo sono affatto. Da bambino non ho mai viaggiato ma con la famiglia si andava spesso in montagna sia per le ferie dei miei, sia nel weekend. In quei momenti potevo esplorare e perdermi in ambienti che dovrebbero essere per legge il teatro di gioco di un bambino. Questo imprinting mi ha portato poi a vivere intensamente un’adolescenza nello scoutismo, una delle poche esperienze per persone di quella età che permettesse tanta vita all’aria aperta mista ad avventura. Questo mi ha portato a studiare scienze forestali e alla fine ad essere qui. La “natura” è diventata il mio lavoro, il luogo in cui trascorro il mio tempo libero, in cui pratico lo sport di cui sono innamorato e dalla pandemia anche il mio hobby principale ossia parlare di lei nei miei contenuti social e nel mio libro. L’idea è nata spontaneamente in un momento in cui mi ero trovato senza lavoro e con tanto tempo libero: era il momento perfetto per mettersi davanti una telecamera e provare a raccontare qualcosa. 

2. Sei nato nel 1991, sei un perfetto rappresentante della Generazione dei Millennials. Che interesse hanno i tuoi coetanei per il territorio in cui vivono? 

Mi è difficile rispondere a questa domanda perché i coetanei sono tanti e i territori vasti. Non so un mio coetaneo a Varese o a Lecce che interesse abbiano verso il loro territorio, vedo per lo più quelli nel territorio più vicino a me. Vedo un interesse ” a targhe alterne”: ogni tanto c’è, altre volte decisamente no. Il fatto è che il “territorio” viene considerato uno sfondo della nostra vita e spesso dimentichiamo quanto il nostro benessere dipenda da esso. I miei coetanei (e mi ci includo) sono ben più impegnati a trovare una posizione in questa società in termini di lavoro prima di tutto e quindi gli sforzi vanno in quella direzione prima che sul rendere migliore l’ambiente che viviamo. La Gen X e i Boomer a volte credo non si rendano davvero conto di quanta fatica faccia la nostra generazione e ancora di più quelle dopo a trovare una stabilità quanto meno apparente in questa società. Ogni generazione dovrebbe fare il possibile per rendere le cose più facili a quella che viene dopo e invece non è sempre così. Si tende a pensare al presente, al proprio orticello e ci si cura poco di chi viene dopo a meno che non sia un discendente diretto. Noi millennials dovremmo volere un territorio migliore per le generazioni dopo di noi così come le generazioni prima (che per inciso sono quelle con il potere economico) dovrebbero impegnarsi più di quanto abbiano fatto sino ad ora.

3. Perché hai scelto di parlare soprattutto di tematiche ambientali? La tua sensibilità in merito a questa tematica è a tuo avviso condivisa dalle persone della tua età?

Ho scelto di parlare di tematiche ambientali e più precisamente a temi legati all’ecologia (intesa come scienza) e alla gestione del verde urbano perché sono quelli su cui mi sento più competente e sono temi verso cui nutro costante interesse. Non sono amante di chi, solo perché i mezzi moderni lo permettono, parlano di qualsiasi cosa anche se lontana dalle loro passioni o competenze: è così che nascono i falsi miti e la disinformazione. Io cerco nel mio piccolo di dare interpretazioni basate sulla mia esperienza di studio e sul campo. Come per la domanda precedente mi è difficile rispondere se le persone della mia età abbiano sensibilità in merito: nella bolla di amici e social che mi sono costruito la percezione è che sia condivisa ma la sensazione è che fuori da quella bolla l’ambiente sia solo uno di tanti temi e che per tanto non per forza sia di reale interesse tra i coetanei.

4. Dal tuo punto di osservazione, che futuro vedi in materia di politiche ambientali in Italia? 

Un futuro sinceramente non roseo o, in questo caso, non molto verde. Le tempistiche per rendersi conto che per certi temi servano nuove leggi sono lunghe e dal momento che ci si rende conto della loro necessità passa ancora più tempo prima che vengano proposte e approvate nuove leggi. A volte ho la speranza che le cose si velocizzino, che gli iter diventino meno macchinosi e che proporre leggi in un processo di governance diventi la normalità. Purtroppo quello che vedo è una diffusa pigrizia all’azione politica, a partire dal momento del voto dove si registrano affluenze sempre più basse. Parlando in termini concreti, facciamo finta che si riuscisse a portare alle urne un ipotetico referendum per rendere la capitozzatura illegale: quante persone andrebbero davvero a votare per salvaguardare il patrimonio verde delle nostre città e dunque la nostra stessa qualità della vita? Ho la sensazione che non sarebbero così tante.

5. Quanto conta la comunicazione per diffondere consapevolezza sul tema della sostenibilità? Quali sono gli strumenti a tuo avviso più efficaci per raggiungere i giovani?

La comunicazione da sempre e in ogni ambito fa il 99% del lavoro. Lo vediamo nel bene e nel male in ambiti diversi, dalla politica all’economia. Ci sono numerosi esempi in cui l’abilità della comunicazione supera completamente il messaggio che viene comunicato. Questo deve far riflettere per capire la responsabilità che ha chiunque si occupi di comunicazione, in qualsiasi ambito. La sostenibilità è stata sino ad oggi comunicata in modo ridondante, quasi fastidioso e siamo arrivati ad un punto che oggi per molte persone la parola “sostenibilità” stessa è diventata “insostenibile”. Perché è successo? Perché ripetendola in ogni contesto ho svuotato completamente una parola del suo significato. Cosa significa oggi? Ripeterla a vanvera in ogni salsa è comunicativamente utile? Io personalmente non credo. Trovo più utile capire sempre con chi sto parlando, quali siano i suoi interessi, le sue passioni, i suoi desideri e sulla base di quello devo modulare il messaggio che non deve essere fatto di parole fine a sé stesse ma di contenuti derivati dallo studio. Quando mi capita di parlare di temi riconducibili alla “sostenibilità” non lo faccio mai nello stesso modo se sono in una scuola primaria, in una secondaria o ad una conferenza pubblica. Con i più giovani bisogna fare lo sforzo di sapere cosa vedono, cosa pensano, cosa gli piace e solo allora posso provare a trovare lo spiraglio per parlare di ambiente, ecologia etc. Oggi i social per fare questo sono imprescindibili ma non bisogna pensare che sia l’unica strada: io trovo molta più consapevolezza quando coi giovani si parla in presenza dove a loro volta possono esprimersi e dire la loro tra pari.

Nella foto di sinistra Andrea Puffo mentre si prepara a registrare una puntata di Tg Suich e nella foto di destra Riccardo Rizzetto con il suo libro “Quello che le piante non dicono”.

I protagonisti della filiera del legno riuniti a Udine: sinergia d’azione e una strategia complessiva e condivisa emergono come obiettivi comuni da perseguire.

Lo scorso venerdì si è tenuto a Udine il convegno nazionale annuale di Fiper: un’occasione di confronto tra tutti i protagonisti della filiera bosco-legno-energia, per lavorare ad un piano comune per rilanciare la filiera in ogni suo anello.
 
Per la prima volta allo stesso tavolo si sono confrontati i rappresentanti dei diversi anelli della filiera: al tavolo dei relatori si sono infatti susseguiti il Presidente di Assopannelli Paolo Fantoni, il Presidente di Legnoservizi Mirco Cigliani, Il direttore del Cluster Italia Foresta Lagno Carlo Piemonte e il professore e ricercatore dell’Università di Udine Antonio Tomao in una prima sessione di lavoro. Nella seconda sessione, che approfondiva il legame tra la gestione forestale sostenibile e l’utilizzo a cascata dei residui a fini energetici, il confronto si è animato grazie agli interventi della Dirigente del settore Ambiente di Regione FVG Elena Caprotti, della dirigente del settore verde urbano del Comune di Udine Anna Spangher, del Presidente di APE FVG Matteo Mazzolini e della Segretaria generale di Fiper Vanessa Gallo.
 
Ne è emersa, da parte di tutti, la necessità di fare sistema, ottimizzare l’uso del legno, diversificare le fonti di approvvigionamento e impiegare questa risorsa secondo il principio del valore aggiunto.
 
Obiettivo: analizzare ed esplicitare le potenzialità del territorio friulano (ma non solo, poiché il convegno ha avuto un respiro nazionale e addirittura europeo) da sviluppare nella bioeconomia del legno, mettendo a sistema la filiera forestale e delle manutenzioni del verde urbano, quella di prima lavorazione del mobile, pannelli, imballaggi e infine quella dell’energia che utilizza i residui di queste ultime, in un’ottica di sviluppo e promozione dell’economia circolare. Ma soprattutto, unire la voce delle diverse filiere per un maggior impiego del legno in Friuli e su tutto il territorio nazionale attraverso l’uso a cascata.
 
Inoltre, la filiera dell’energia permette di gestire in maniera sostenibile tutti i boschi vecchi e abbandonati che altrimenti rappresenterebbero un costo per gli enti locali. L’apporto della filiera energetica può e deve, secondo l’approccio dell’uso a cascata e della bioeconomia, essere funzionale al miglioramento in termini qualitativi del patrimonio forestale esistente.
 
Padrini e madrine del convegno, patrocinato dal Comune di Udine, l’Assessora ad Ambiente ed Energia del Comune di Udine, Eleonora Meloni, il Direttore servizio foreste Dir. centrale risorse agroalimentari, forestali e ittiche Rinaldo Comino e il consigliere regionale Igor Treleani. Presente ai lavori del convegno anche la consigliera regionale Manuela Celotti.
 
Pubblichiamo di seguito i video degli interventi dei relatori e le presentazioni esposte durante il convegno:
 
Interventi istituzionali:

Eleonora Meloni

Rinaldo Comino

Igor Treleani

Prima sessione di lavoro: “La bioeconomia del legno in Friuli Venezia Giulia”

Introduzione di Carlo Piemonte – Direttore “Cluster Legno Arredo Casa FVG”

Antonio Tomao – Ricercatore Dipartimento di Scienze Agroalimentari, Ambientali e Animali Università di Udine – Il ruolo della filiera legno per lo sviluppo sostenibile della Regione

Mirco Cigliani – Presidente Legnoservizi – L’importanza di investire sulle rete di imprese forestali e di prima lavorazione

Paolo Fantoni – Presidente Assopannelli – L’economia del legno tra competitività e sostenibilità. Quale equilibrio?

Dibattito/tavola rotonda

Seconda sessione di lavoro: “L’energia rinnovabile del legno: una risorsa locale da valorizzare”

Elena Caprotti – Direttore Servizio transizione energetica Regione FVG – Il ruolo delle biomasse nel piano energetico regionale

Anna Spangher – Direttrice ufficio ambiente Comune di Udine – Il “fuori foresta”: un’opportunità per la gestione del territorio

Matteo Mazzolini – Direttore APE FVG – Il ruolo del legno nell’efficienza energetica e decarbonizzazione delle aree alpine

Vanessa Gallo – Segretaria nazionale Fiper – Il teleriscaldamento come driver di sviluppo locale

Scarica gli interventi:

La Rete Donne e Foreste: radici, tronco e chioma di una rete per una maggiore parità di genere nel settore forestale

Nella foto: Alessandra Stefani presidente Cluster Italia Foresta Legno, Manuela Romagnoli prof. ssa Unitus, Annalisa Paniz Direttrice Aiel, Erica Bo funzionaria settore foreste Regione Piemonte, Francesca Maito responsabile comunicazione Aiel, Maria Rita Gallozzi presidente FSC Italia, Tiziana Stangoni dott.ssa forestale libera professionista, Sabrina Diamanti dott.ssa forestale libera professionista, Fernanda Giorda dott.ssa forestale libera professionista, Silvia Bruschini giornalista forestale Compagnia delle Foreste

In occasione della Giornata Internazionale della donna dell’8 marzo, nella newsletter di questo mese proponiamo l’intervista a Silvia Piconcelli di Confargricoltura, una delle co-fondatrici della Rete Donne e Foreste, alla quale anche Vanessa Gallo e Margherita Brambilla di Fiper hanno prontamente aderito, all’atto della sua nascita lo scorso anno.
Scopriamo insieme di cosa si tratta.

1. Cos’è e quando è nata la “Rete donne e foreste”?

La Rete nasce, nel 2024, dall’intuizione e dalla condivisione di alcune professioniste del mondo forestale che hanno sentito l’esigenza di riunire e rappresentare tutte le donne che si occupano di boschi a qualsiasi titolo (imprenditoriale, accademico, professionale, formativo) al fine di iniziare a raccontarne i ruoli, i valori e le esperienze. Questo proprio perché nel comparto forestale nazionale sono ormai tante le figure femminili che ricoprono diversi ruoli, da quelli più tecnico scientifici a quelli politico manageriali, delle quali però se ne esaltano ancora poco le capacità e le competenze. In questo senso la Rete Donne Foreste rappresenta lo spazio dedicato a tutte coloro che condividendo percorsi formativi e professionali del settore, vogliano confrontarsi con altre figure che sono riuscite a trasformare la loro passione in un mestiere. L’impegno che si prefigge la neocostituita Rete è di quello di coltivare un futuro più equo, dove professionalità, passione e competenza non abbiano genere.

2. Quali sono i principi del Manifesto della “Rete donne e foreste”?

Il Manifesto della Rete Donne Foreste è una prima iniziativa concreta pensata per la valorizzazione del ruolo femminile nel settore forestale; ruolo che seppur dimostrato quotidianamente nei diversi ambiti del comparto, è caratterizzato da un potenziale non sufficientemente sviluppato in termini di competenze e professionalità. L’obiettivo del manifesto è quello di avviare un percorso di sensibilizzazione e promozione affinché il numero di donne nel settore forestale possa crescere contando su professionalità, competenza, passione superando la diffidenza di genere per arricchire il settore con nuove idee e prospettive per una gestione sostenibile delle nostre foreste e di conseguenza della società intera.

Il manifesto, nella sua veste concettuale e grafica, si articola in tre parti ispirate alle componenti fondamentali degli alberi le radici, il tronco e la chioma:

  • le radici rappresentano la volontà di andare oltre l’immagine storica del settore forestale tradizionalmente maschile per arricchirne la crescita l’innovazione e lo sviluppo valorizzando qualità e professionalità anche femminili;
  • il tronco simboleggia la necessità di assicurare oggi il giusto equilibrio della partecipazione femminile nei consessi istituzionali accademici professionali pubblici o privati a tema foresta
  • la chioma che rappresenta l’impegno a garantire alle giovani donne che si affacciano al mondo del lavoro la stessa facilità di accesso alle professioni forestali a tutti i livelli, da quelli manageriali a quelli tecnici e operativi.

Il manifesto vuole essere dunque lo strumento per crescere insieme in questa sfida, fatta di superabili barriere, aperto ad un pubblico, non solo di donne ma di uomini che desiderano contribuire alla costruzione di un settore forestale che favorisca un percorso di crescita professionale e soprattutto più lineare e accessibile alle giovani che desiderano trasformare la loro passione in una professione.

Ad oggi, il manifesto, è stato sottoscritto da più di 300 persone che ne hanno promosso l’iniziativa e da diversi enti ed associazioni del settore forestale ed affini. Proprio in questi giorni stiamo inserendo tutti i nuoi patrocini nel manifesto stesso per poterne ampliare la conoscenza e la diffusione nei diversi ambiti del comparto.

3. Quante sono le donne impiegate nel settore forestale rispetto agli uomini? Perché ritenete che si debba promuovere la loro presenza in questo ambito?

Se si prendono a riferimento i dati dell’occupazione femminile nel settore forestale si evince come il comparto occupi 446.000 uomini e solo 63.000 donne (12,4%), mentre in Italia sono impiegati poco più di 50.000 operatori, di cui 5.500 donne (10,8%) (dati European Institute for Gender Equality, EIGE – 2020), numeri che evidenziano ancora come la rappresentatività femminile nel settore sia bassa, anche se nel settore della formazione il trend sta invertendo la rotta. A fronte di ciò, in diversi ambiti lavorativi e professionali del settore diverse donne sono riuscite ad affermarsi ed a traguardare i propri obiettivi di carriera, superando le sfide imposte dagli stereotipi di genere. Per questo ci auspichiamo che attraverso attività di accompagnamento e di empowerment si possa colmare sempre più il divario della rappresentanza di genere e riscoprire che oltre ad essere un Paese forestale, siamo anche un Paese di donne forestali.

4. Qual è il valore aggiunto delle donne in questo settore?

Nella tradizione l’archetipo della figura femminile è legato a quello della cura e della protezione ed ovviamente tali inclinazioni possono accompagnare le competenze tecniche nelle sfide lavorative generando innovativi modi e strategie di sviluppo delle filiere forestali. Accanto a questo la spiccata capacità tipicamente femminile del multitasking e della gestione contemporanea di sistemi complessi può rapprappresentare uno sguardo nuovo sulla scelta delle politiche di settore future.

5. A cosa vi riferite, nel manifesto, quando parlate di “diffidenza di genere”?

Nel nostro slogan “”Liberiamo l’energia delle donne per superare la diffidenza di genere.” siamo andate oltre l’accezione della differenza di genere che ovviamente va colmata in tutti i settori, per sottolineare invece l’importanza della necessità di superare quella “accoglienza scettica” o “velata mancanza di fiducia” che spesso le professioniste del settore percepiscono da parte degli altri interlocutori quando gli viene affidato un incarico, questo perché il settore forestale da sempre è stato di appannaggio prevalentemente maschile e ad oggi ancora lo stereotipo di questa prevalenza di genere è molto radicato.

6. Quali saranno le prossime azioni che la Rete intendere mettere in atto?

I prossimi passi saranno la promozione di iniziative che favoriscano la parità di genere e la tutela dell’ambiente, con la consapevolezza che solo attraverso la collaborazione e l’inclusione si possano affrontare con successo le sfide del futuro. Tra le varie proposte in cantiere, oltre a quella di incontri e momenti di scambio con le aderenti, quella di creare una attività di mentoring one to one rivolta alle giovani che si affacciano al settore.

In questa direzione, abbiamo organizzato, per sabato 8 marzo, in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, un webinar dal titolo “Coltiviamo insieme il futuro del pianeta” in collaborazione con AUSF Italia (Confederazione delle Associazioni Universitarie degli Studenti Forestali d’Italia) per parlare del ruolo professionale delle donne nell’ambito forestale italiano. Questo proprio mnell’ottica di coinvolgere i giovani e gli studenti che possono dare ulteriore linfa, vigore ed entusiasmo a sostegno delle pari opportunità nel mondo forestale.

Vi presentiamo APE, Agenzia per l’Energia del Friuli Venezia Giulia

In Friuli Venezia Giulia è attiva APE, l’Agenzia per l’Energia della regione, organizzazione non profit nata nel 2006 su iniziativa della Provincia di Udine. Abbiamo chiesto al direttore, Matteo Mazzolini, di raccontarci di più di APE e della sua attività.

1. Chi è APE FVG e quali sono le sue principali attività?

L’Agenzia per l’energia del Friuli Venezia Giulia è un ente indipendente che lavora a servizio di enti pubblici, imprese e cittadini del territorio regionale, fornendo consulenze e know-how per affrontare la transizione energetica. L’Agenzia infatti aiuta le comunità locali a conseguire miglioramenti significativi e misurabili nell’utilizzo razionale dell’energia e delle fonti rinnovabili, occupandosi anche di adattamento ai cambiamenti climatici e partecipando a numerosi progetti europei. Ci occupiamo da anni di teleriscaldamento a biomassa e siamo referenti a livello nazionale del sistema di certificazione QM (https://www.ape.fvg.it/qm/), frutto del know-how maturato in più di 30 anni di raccolta dati nella gestione di questi impianti in Svizzera, Austria e Germania.

2. In Friuli Venezia Giulia ci sono delle realtà di eccellenza della filiera legno-arredo. Quali sinergie è possibile immaginare sull’impiego a cascata dei residui per la filiera energetica?

Le sinergie sono evidenti e dirette nel momento in cui si dà uno sguardo alla filiera bosco-legno-energia: è impossibile non vedere come sia tutto collegato. Come APE ci occupiamo e siamo specializzati nella parte di teleriscaldamento a biomassa, quindi nella produzione e distribuzione dell’energia generata da materiale legnoso. In modo complementare ci interessiamo fortemente all’intera filiera, consapevoli che i tasselli per funzionare bene vanno uniti adeguatamente; in particolare crediamo che questo sia già a portata di mano, è sufficiente certificare i vari passaggi in tutta la filiera: questo assicura che l’impiego del materiale legnoso sia realmente sostenibile e adeguatamente valorizzato dalla culla alla tomba: certificazioni PEFC, CoC, Biomass Plus e QM assicurano una filiera sostenibile in tutta la sua interezza, creando economia direttamente nel territorio. Come farlo? Progettando impianti secondo i criteri del QM, si assicura la sostenibilità economica ed ambientale dell’impianto, con l’obbligo che il materiale in ingresso alla centrale termica provenga da filiera certificata.

3. Quali azioni sta portando avanti o ha intenzione di promuovere APE FVG per promuovere l’uso delle biomasse nella Regione?

APE FVG ha partecipato e sta partecipando a diversi progetti europei: con CE-HEAT sono stati valutati i potenziali in regione per il teleriscaldamento attraverso la creazione di mappe di calore con la densità di domanda termica e la disponibilità di calore di scarto; con ENTRAIN abbiamo trasferito in Italia il know-how del sistema QM Holzheizwerke, nato in Svizzera nella seconda metà degli anni ’90 ed adottato a livello nazionale in Austria per garantire la più alta qualità nella progettazione ed ottimizzazione degli impianti di teleriscaldamento alimentati con biomasse legnose; con CONNECTHEAT il focus è la creazione di Comunità Energetiche Termiche e l’attivazione di progetti bottom-up e con HEAT 35 si mira al miglioramento e alla decarbonizzazione di reti di teleriscaldamento esistenti sul territorio. Proponiamo con continuità formazione sugli impianti di teleriscaldamento a biomassa e sui vantaggi del QM a beneficio di tutti gli stakeholder, operatori di settore, istituzioni e soprattutto amministrazioni comunali: proprio in questi mesi sono stati organizzati diversi incontri informativi nel territorio che hanno riscosso molto interesse.

4. Essere regione di confine con la Carinzia e la Slovenia rappresenta una minaccia o un’opportunità per sviluppare la filiera bosco-legno dell’energia locale friulana?

La differenza non costituisce minaccia se si conosce sè stessi: siamo ben consapevoli delle sfide che ci aspettano in merito all’attivazione e alla crescita della filiera del legno e di come questo sia un argomento sentito e delicato, dove ci sono più interessi di quanto non si sia portati a pensare…. In particolare, è fatto noto che la concorrenza austriaca abbia definito i benchmark anche per la realtà friulana, specialmente sul piano logistico e di mercato, su cui non c’è competizione.
Ma è proprio qui che va ricercata l’opportunità: in Italia infatti va riconosciuto che c’è grandissima considerazione per una gestione del bosco più attenta alla biodiversità e alla valorizzazione dei servizi ecosistemici, rispetto ai vicini austriaci e sloveni; nonostante sul piano del prezzo e della dimensione aziendale i numeri parlino chiaro, specie rispetto ai vicini di oltre confine, va detto che nel caso di filiere a corto raggio e con incentivazioni mirate l’ostacolo può essere superato. D’altra parte, è assolutamente necessario stimolare le imprese del settore in quanto nella nostra regione le aziende presenti sono ancora troppo piccole per sostenere lo sforzo richiesto ai fini di una completa valorizzazione delle risorse presenti sul territorio, specie sul lato della lavorazione del legno: proprio quel settore che fornisce il maggior valore aggiunto in termini di mercato (oltre che di stoccaggio della CO2 a lungo termine).

5. Nell’ambito della strategia Transalpina, quali sono le prospettive di sviluppo e i driver sui quali APE FVG consiglierebbe di intervenire alla politica?

I punti individuati nella strategia sono tutti importanti e APE FVG lavora su diversi piani e con diversi progetti: gli scambi con le comunità di montagna presenti in regione sono all’ordine del giorno. Tuttavia sono due i punti della strategia che riteniamo maggiormente necessari per il territorio friulano: la gestione delle risorse naturali e lo sviluppo economico sostenibile, temi che vanno a braccetto.
Nello specifico, il primo in quanto il Friuli è un territorio a bassa densità di popolazione e ricco di aree naturali che comporta un alto capitale naturale pro capite; purtroppo spesso le risorse non vengono sfruttate adeguatamente per creare economia sul territorio, bensì usate da terzi a vantaggio prevalentemente privato ed a scapito del territorio e dei suoi abitanti. L’utilizzo accorto delle risorse naturali richiederebbe una strategia più trasparente e condivisa, soprattutto nel settore forestale, a reale vantaggio di chi sceglie di vivere e lavorare in queste terre anche per una questione identitaria. Questo si collega con lo sviluppo economico dei territori, soprattutto delle cosiddette aree interne: l’economia va creata nel territorio e deve rimanere nello stesso, andando ben oltre il turismo, attività che quando preponderante rende il territorio dipendente dall’esterno, cosa inaccettabile per il mantenimento di una dignità minima.
Si deve quindi lavorare per arginare la frammentazione della proprietà, piaga che danneggia la gestione forestale almeno quanto sta facendo il bostrico! Non ci si deve meravigliare se il Friuli è una tra le regioni più “anziane” al mondo, con particolare riferimento alle aree montane che stanno letteralmente avvizzendo, non semplicemente spopolando: la piramide demografica è ormai diventata un cuneo. È urgente e necessario fare politiche attive e in controtendenza con la mentalità fordista e produttivistica del secondo dopoguerra, rimettendo al centro le comunità, il territorio e le risorse locali, valorizzando le peculiarità delle stesse, le culture e gli usi locali. Insomma, innovare lanciando il cuore oltre l’ostacolo, ma mantenendo ben salde a terra le proprie radici.

2025: FIPER rilancia sul ruolo delle biomasse legnose nella decarbonizzazione dell’economia italiana e punta su innovazione e formazione

Il 2024 è stato un anno particolare per Fiper, nel quale, a partire da metà aprile ho iniziato il mio mandato raccogliendo il testimone dello storico Presidente Walter Righini, al quale va il nostro ringraziamento per il lavoro svolto in questi anni.

Il 2024 ha visto Fiper impegnata su diverse partite, alcune concluse, altre ancora oggi aperte, sulle quali lavoreremo e ci impegneremo ancor più nel 2025.

 

LA TRANSIZIONE ENERGETICA

Uno dei temi cruciali per il nostro settore è senza dubbio il recepimento della direttiva europea RED III (per la promozione delle fonti di energia rinnovabili) che accelererà e darà ulteriore impulso al processo di decarbonizzazione in atto e alla promozione del mix energetico essenziale per l’economia e il futuro energetico dell’Italia.

FIPER dovrà giocare un primario ruolo in questo periodo di transizione energetica perseguendo quegli obiettivi che da sempre la contraddistinguono:

  • valorizzazione delle biomasse a scopo energetico in ambito cogenerativo elettrico e termico;
  • economia circolare a sostegno delle aree alpine e interne per la promozione dello sviluppo di attività legate alla filiera bosco-legna
  • promozione delle CER termiche

Un focus particolare quest’anno sarà dedicato a:

  • Innovazione e revamping degli impianti esistenti
  • digitalizzazione per l’ottimizzazione degli impianti di produzione e delle reti di teleriscaldamento

 

REGOLAZIONE ARERA DELLE TARIFFE DEL TELERSICALDAMENTO

Il metodo tariffario transitorio dei prezzi del teleriscaldamento è stato prorogato fino al 31 dicembre 2025; Fiper, nel corso del 2025, continuerà il confronto con ARERA all’interno del focus group dedicato, per ribadire la specificità degli impianti di TLR a biomassa legnosa e della filiera a loro afferente, promuovere lo sviluppo dell’economia di montagna e identificare la possibilità di esenzione di questi impianti dal metodo tariffario definitivo.

 

CRITERI DI SOSTENIBILITA’ DELLE BIOMASSE

Il recepimento della direttiva RED II ha introdotto i criteri di sostenibilità e tracciabilità delle biomasse in ambito energetico, preludio al recepimento della RED III, previsto nel 2025, che prevede la certificazione della sostenibilità delle biomasse anche per gli impianti superiori a 7,5 MW.

Fiper continuerà a partecipare al tavolo interministeriale tra Ministero dell’Agricoltura, Sicurezza Alimentare e delle Foreste Ministero dell’ambiente e sicurezza energetica per dare il proprio contributo al fine di valorizzare la filiera corta (filiera già certificata con i criteri di tracciabilità ex certificati verdi del MASAF MIPAF) e semplificare il processo di certificazione e sostenibilità affinché le aziende associate possano adempiere ai criteri nei tempi previsti dalla normativa.

 

SOTTOPRODOTTI

Nel 2024 FIPER è stata impegnata insieme alle altre associazioni rappresentanti la filiera legno-energia nel poter gestire il legno vergine derivante dagli interventi di gestione e manutenzione forestale (abbattimenti/potature), di messa in sicurezza, di gestione e presidio del territorio (pulizia alvei fluviali) e derivante dalla gestione di eventi metereologici (per esempio, Vaia), nella disciplina dei sottoprodotti. Diversi senatori di maggioranza e minoranza hanno raccolto l’istanza FIPER, presentando un emendamento che avrebbe chiarito la disciplina all’interno del DL Ambiente. Sconcertante il parere negativo del MASE. FIPER non intende fermarsi, nel 2025 continuerà l’azione affinché il legno derivante dalla gestione del territorio possa essere impiegato a fine energetici e gestito secondo la disciplina prevista per i residui forestali. L’attuale interpretazione ministeriale influisce negativamente sul mercato dei prezzi della biomassa e rappresenta al contempo una contraddizione alla direttiva europea che spinge verso l’aumento dell’impiego di energia da fonti rinnovabili e la promozione dell’economia circolare.

 

INNOVAZIONE E SVILUPPO DEL TLR EFFICIENTE

La Federazione lavorerà su:

  • ottimizzazione degli impianti esistenti;
  • reti a bassa temperatura;
  • diversificazione delle fonti utilizzate.

In quest’ottica, la digitalizzazione avrà un ruolo sempre più importante nella gestione e nell’esercizio degli impianti, contribuendo a migliorarne l’efficienza, il risparmio energetico e l’utilizzo di mix energetici provenienti da fonti rinnovabili.

A tal fine, per favorire l’innovazione tecnologica e i revamping degli impianti sarà prioritario favorire l’inserimento delle biomasse all’interno del programma Industria 5.0.

È fondamentale che tutti i sistemi di produzione energetici da fonti rinnovabili siano sostenuti da piani di investimenti nazionali ed europei.

 

FORMAZIONE

FIPER promuoverà attraverso seminari e webinar la formazione tecnica sul tema della digitalizzazione in ambito energetico, un nuovo percorso nel quale la sinergia tra le varie fonti di produzione elettrico-termiche e la gestione della rete di teleriscaldamento avranno un’importanza crescente.

Sono già in preparazione tre seminari specifici su queste tematiche:

  • criteri di sostenibilità e tracciabilità delle biomasse;
  • opportunità offerte dal mercato elettrico;
  • analisi tecnica e trattamento acqua rete e impianto.

 

In collaborazione con il Politecnico di Milano, Fiper sarà impegnata nella diffusione del Manifesto della decarbonizzazione del teleriscaldamento che, a partire dall’analisi delle barriere tecniche e non tecniche alla decarbonizzazione, propone un più stretto coordinamento tra gli operatori del settore in tavoli tecnici specializzati, tavoli dedicati agli enti locali e alle comunità montane e l’adozione di un approccio tecnologicamente neutrale alle diverse fonti rinnovabili.

La collaborazione della federazione in ambito universitario e di ricerca a livello nazionale ed europeo sarà un volano per la promozione e valorizzazione di un nuovo utilizzo delle biomasse e dei residui energetici quali le ceneri.

 

RETE

Le reti di cui siamo parte a livello nazionale ed europeo ci permettono di dare voce alla filiera foresta-legno-energia con il pragmatismo e la concretezza che da sempre contraddistingue FIPER.

Fiper continuerà a garantire la sua presenza attenta e attiva nei tavoli con i Ministeri e le Regioni, in CTI (Comitato Termotecnico Italiano), FIRE (Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia), SUSDEF (Fondazione per lo sviluppo sostenibile) e Rete donne e foresta. A livello europeo, Fiper siede nel direttivo di Bioenergy Europe ed è membro di Euroheat and power, associazioni nelle quali porterà avanti con convinzione le specifiche esigenze dei territori montani della regione alpina.

Un ente regionale che si occupa di foreste e ambiente: alla scoperta di IPLA

Per conoscere meglio l’ente regionale piemontese, Fiper ha intervistato Pierpaolo Brenta, dottore forestale dell’Area “Foreste e Biodiversità” di IPLA spa.

IPLA S.p.a., Istituto per le Piante da Legno e Ambiente, è una società controllata da Regione Piemonte, Fondato con Legge istitutiva n. 12/1979, in seguito all’acquisizione dell’Istituto Nazionale per le Piante da Legno “G. Piccarolo” (I.N.P.L.), operativo dal 1954 come centro di ricerca sulle specie arboree a rapida crescita dell’Ente nazionale Cellulosa e carta, complementare all’Istituto per la pioppicoltura di Casale Monferrato.

L’IPLA opera nei settori della sperimentazione, dell’assistenza tecnica al governo del territorio e delle risorse naturali, della gestione, della formazione professionale e della redazione di piani, progetti, inventari e dei monitoraggi ambientali.

L’Istituto opera nei seguenti ambiti:

  • foreste, paesaggio, tutela della biodiversità, formazione professionale forestale
  • sviluppo rurale, tutela del suolo, patologie ambientali
  • filiere del legno, biomasse, energie rinnovabili
  • ciclo di rifiuti.

A supporto dei progetti territoriali, inoltre, l’Istituto si occupa dello sviluppo di prodotti informatici e cartografici (Banche dati, GIS), di attività di telerilevamento, e della realizzazione grafica di prodotti editoriali e multimediali.

L’IPLA è attualmente strutturato in due Aree tecniche:

l’Area “Foreste e Biodiversità” e l’Area “Territorio e Agricoltura” e 3  Servizi “Contabilità, Personale, Segreteria“, “Cartografia, Telerilevamento, ICT” e “Gestione aziende“.

È dotato inoltre di laboratori e strutture in grado di fornire supporto tecnico-scientifico allo studio dei suoli, alla tartuficoltura e funghicoltura, di patologie e parassiti, alla caratterizzazione delle biomasse e dei rifiuti, alla vivaistica forestale.

All’IPLA lavorano 39 dipendenti con diversi profili professionali, affiancati da una rete di collaboratori e professionisti esperti, a copertura di un’ampia tipologia di discipline tecnico-scientifiche, quali: Agronomia, Arboricoltura, Bioenergia, Cartografia, Informatica, Ecologia del paesaggio, Entomologia applicata, Fitopatologia, Fitosociologia, Geo-Botanica, Geologia, Micologia, Pedologia, Pianificazione silvo-pastorale e naturalistica, Selvicoltura, Telerilevamento. La sede comprende un’azienda agro-forestale di 30 ettari, inserita nel Parco naturale e sito Natura 2000 della Collina di Superga il cui corpo centrale, costituito da un parco di notevole valore ambientale, paesaggistico e architettonico, ospita le palazzine destinate a uffici e laboratori. La parte restante della tenuta è occupata da prato-pascoli mantenuti come habitat d’interesse comunitario, arboreti e boschi di latifoglie gestiti secondo i principi della selvicoltura naturalistica, anche per produrre biomassa per risaldamento degli edifici.

2. Qual è secondo IPLA la situazione della filiera bosco-legno-energia in Piemonte? Quanti operatori ci sono, come lavorano e quali difficoltà incontrano?

I dati numerici disponibili a cui possiamo fare riferimento sono:

  • le imprese/operatori e i quantitativi di biomassa forestale utilizzati risultanti dall’Albo delle imprese forestali (https://www.servizi.piemonte.it/srv/taif/) che Regione Piemonte gestisce col contributo di IPLA;
  • le comunicazioni e dei progetti di tagli caricati sugli applicativi di Regione Piemonte dai titolari delle imprese o dai loro tecnici forestali di riferimento;
  • il Catasto impianti termici (CIT), che tuttavia comprende solo una minima parte dei generatori e degli impianti domestici alimentati con biomasse forestali.

I dati del 2023 dell’Albo indicano la presenza di 686 imprese (+ 194 rispetto al 2020), di cui 671 piemontesi (Sezione A) e 15 con sede fuori Regione (Sezione B); il 42% di queste svolge prioritariamente attività di utilizzazione forestale, per sé o conto terzi; il 72% risulta essere una ditta individuale. Le ditte certificate sono il 18% ma in costante crescita; il 67% indica di produrre assortimenti per triturazione ai fini di energetici, o per pannelli o cippato.

Il 52% degli operatori ha seguito almeno un corso di formazione del percorso professionale codificato da Regione Piemonte – IPLA; tutte le imprese soddisfano il requisito di aver seguito, con almeno un dipendente a tempo pieno e continuativo, il corso di formazione previsto per l’iscrizione all’albo.

I dati delle segnalazioni di taglio indicano come in Piemonte, mediamente, ogni anno, vengono presentate 5.500 richieste di taglio, riferite a 4.900 ha di superficie percorsa (su poco meno di 1.000.000 ha), da cui risulterebbero raccolti circa 280.000 m3 di legname utilizzato. Tenendo conto della sottostima delle dichiarazioni e dell’ingente taglio per autoconsumo, non tracciato e che interessa circa il 20% della popolazione regionale, si stima una raccolta complessiva di circa 1 milione di m3, pari a meno di 1/3 di quanto cresce nei boschi accessibili.

I dati del CIT indicano una presenza, sul territorio regionale, di generatori e impianti a biomassa (pellet, tronchetti e cippato) pari a 19.500, ossia il 2% dell’intera popolazione del CIT per tutti i combustibili; Il dato risulta in progressivo aumento, anche grazie agli incentivi per il rinnovo del parco generatori.

Sulla base di questi dati si può indicare come una porzione sempre più significativa delle imprese stia incrementando le proprie competenze professionali, tecnologie e certificazioni per rispondere al meglio alle esigenze del mercato del cippato e della legna da ardere certificata, in alcuni casi relegando a minimi quantitativi o abbandonando il tradizionale mercato della legna da ardere. Si tratta spesso di soggetti giovani, che operano in imprese strutturate e storiche, con maggiore possibilità e sicurezza d’azione. Molte imprese risultano consapevoli delle potenzialità del mercato delle biomasse forestali di qualità, ma manifestano difficoltà e timori nell’affrontare da sole il salto di qualità. Nel complesso si sta registrando un forte dinamismo fra le imprese del settore, anche su sollecitazione delle iniziative e delle incentivazioni della Regione. Un aspetto ancora limitante e non affrontato in modo organico, è la disponibilità di personale qualificato.

3. Quali progetti specifici per la promozione dell’uso della biomassa sta promuovendo IPLA in questo periodo?

L’IPLA è stato recentemente coinvolto nella strutturazione e realizzazione del progetto regionale “Comunicazione per la sostenibilità della filiera bosco-legno-energia”, promosso dal Settore Foreste (https://www.regione.piemonte.it/web/temi/strategia-sviluppo-sostenibile/una-campagna-comunicazione-per-sostenibilita-della-filiera-bosco-legno-energia). Finanziato dal PSR 2014-22, prevede iniziative di comunicazione e di animazione territoriale che IPLA sta coordinando, in collaborazione con AIEL, finalizzate a:

  • diffondere al pubblico, mediante eventi animati da tecnici formati, le conoscenze essenziali per una corretta combustione della biomassa forestale, con particolare attenzione alla legna da ardere, ai parametri che definiscono la qualità e la certificazione della legna, all’importanza, in termini di efficacia di combustione e qualità dei fumi, di una corretta conduzione dell’apparecchio casalingo;

far conoscere, mediante visite a impianti innovativi a cippato, esempi di valorizzazione sostenibile della risorsa forestale replicabili sul territorio regionale, anche grazie agli strumenti di incentivazione economica previsti da Regione Piemonte. Gli eventi sono animati con l’intervento dei diversi attori della filiera, dall’amministrazione ospitante, al progettista, al fornitore dell’impianto, al suo gestore, all’impresa che fornisce la biomassa, fino al fruitore del calore. Le iniziative, gratuite, sono rivolte prioritariamente alle figure operanti nelle zone rurali e montane (operatori forestali, tecnici e amministratori degli enti pubblici, periti, ingegneri, architetti, manutentori, installatori e rivenditori), ma aperte a tutti coloro che vogliono essere informati.

Le diverse attività hanno ricevuto un ottimo riscontro, in particolare perché hanno fatto incontrare figure professionali diverse e fatto conoscere le diverse iniziative che Regione Piemonte sta promuovendo in materia (finanziamenti per la sostituzione dei vecchi apparecchi, bandi per impianti a cippato e per teleriscaldamento efficiente).

Le attività continueranno, almeno nei prossimi 2 anni, con un nuovo progetto di comunicazione, in corso di predisposizione, nell’ambito dell’Intervento “Azioni di Informazione” (SRH04) dello Sviluppo Rurale di Regione Piemonte.

4. Quali sono le prospettive per la produzione di energia da biomassa in Regione Piemonte?

Considerando l’attenzione che Regione sta ponendo all’argomento, mediante l’azione sinergica di più Settori, con competenze differenti (qualità dell’aria, foreste, energia, sviluppo sostenibile), prevedendo da un lato importanti finanziamenti ma anche alzando progressivamente, per ambito territoriale, l’asticella delle prestazioni ambientali ed energetiche degli apparecchi, è chiaro che il settore non può che continuare a crescere per competenze professionali e tecnologie impiegate. Solo così l’impiego delle biomasse forestali per la produzione di energia potrà essere sostenibile ed incrementarsi. Tenendo conto che circa l’80% degli assortimenti ricavabili dai boschi piemontesi è biomassa destinabile alle filiere energetiche o industriali si tratta di una sfida da non perdere.

5. Quali possono essere le sinergie con una realtà come Fiper?

Rappresentando i produttori di energia da biomassa legnosa, le imprese forestali e quelle della filiera bosco-legno-energia e promuovendo il settore della produzione di calore, anche in cogenerazione, da biomasse, Fiper è il soggetto con cui collaborare prioritariamente per aumentare la capacità di condividere, nel breve, tecnologie, conoscenze, strumenti e professionalità.

Questo permetterà di facilitare la ricerca di risposte, soluzioni a chi opera o vuole iniziare a operare nel settore.

Bioenergy Europe sceglie Asiago come best practice europea: il modello di Vi.Energia e Asiago Go Green

Foto di gruppo della visita alla centrale di Asiago. Da sinistra a destra: il direttore di centrale di Vi.Energia, Stefano Allegrini; Gianluca Pugliero, divisione gestione impianti di Elettrostudio per Vi.Energia; Manolis Karampinis di Bioenergy Europe; Vanessa Gallo segretaria generale di Fiper; Alessandro Guercio Business Development & Sales biomass application di Turboden; Mirko Bertotti, energy manager della centrale di Asiago di Elettrostudio per Vi.Energia

Nel mese di ottobre, il Business Development & Membership Director di Bioenergy Europe Manolis Karampinis si è recato ad Asiago per visitare la centrale a biomassa di Vi.Energia, associata Fiper, da lui definita un modello di produzione di energia rinnovabile da portare come esempio all’attenzione dei decisori politici europei.

Fiper ha accompagnato il Dott. Karampinis ad Asiago e ha avuto modo di intervistare il Sindaco, Roberto Rigoni Stern, che ci ha raccontato del progetto “Asiago Go Green” e l’Energy manager di Elettrostudio nonché energy manager di centrale di Vi.Energia Mirko Bertotti, che ha descritto le prospettive future dell’impianto a biomassa e il suo rapporto con il territorio.

Guarda l’intervista al Sindaco di Asiago Roberto Rigoni Stern:

Guarda l’intervista a Mirko Bertotti e Manolis Karampinis:

Viaggio in Friuli

Un breve ma intenso viaggio nel Friuli della filiera bosco-legno-energia, alla scoperta di realtà virtuose e buone pratiche di successo: è quello che ha fatto FIPER nel mese di settembre insieme a Fabio Gallici, associato Fiper e imprenditore della filiera che gestisce insieme al fratello Ivano la Gallici SRL.

Con questo sintetico report, Fiper intende restituire i contenuti delle due giornate, con un breve racconto per parole e immagini, con l’obiettivo di far emergere le questioni più urgenti con le quali ci siamo confrontati, sollecitati dai tanti stimoli dei colloqui avuti con gli attori principali del territorio, gli imprenditori della filiera che ogni giorno si confrontano con le difficoltà e gli ostacoli di un settore che deve fare ancora molta strada per raggiungere gli obiettivi europei al 2030.

PRIMA TAPPA: ZIGNANO POWER

Il primo giorno di tour inizia con la visita alla Zignago Power di Fossalta di Portogruaro, un impianto che produce 49,2 MWt termici e 17 MW elettrici utilizzando esclusivamente materiale vegetale vergine. L’impianto sorge nel 2008 per soddisfare la richiesta energetica della vetreria di proprietà della famiglia Marzotto, ma nel tempo è arrivato anche ad alimentare 150 utenze tra private e pubbliche (come ad esempio l’asilo e la piscina).

Insieme all’Amministratore delegato Andrea Bigai, il Presidente Colli e la Segretaria generale Vanessa Gallo hanno discusso delle modalità per rispettare i criteri di sostenibilità previsti dalla direttiva europea RED II e della necessità di norme e tempi chiari e definiti per la relativa certificazione. Altro tema dibattuto è stato quello dell’approvvigionamento della biomassa a Km zero e dell’importanza del riconoscimento del materiale forestale fuori foresta e urbano all’interno dei criteri di sostenibilità dei materiali residuali ai fini energetici come sottoprodotto o come materiale forestale a tutti gli effetti, per garantire una produzione sostenibile e una filiera corta che crei sviluppo per il territorio.

PALLET E CIPPATO; E UNA RETE DI IMPRESE

La tappa successiva del viaggio è la località di Faedis: qui, Franco Petrigh dirige Relen, un’azienda di produzione di cippato, e l’azienda di produzione di pallet Friul Pallet.

La delegazione di Fiper con Franco Petrigh nel sito Relen-Friul Pallet

 

L’idea di avviare un impianto di teleriscaldamento è nata nel 2012 proprio dalla necessità di essiccare i pallet destinati al commercio trans-oceanico, all’interno del processo di disinfestazione da agenti fito-sanitari potenzialmente dannosi. Da qui si è poi sviluppata una mini rete a servizio di uffici e capannoni e un impianto di cogenerazione per essiccare il cippato. Con il tempo e l’esperienza, dalla semplice produzione per autoconsumo, Petrigh ha allargato la produzione di cippato destinandolo anche alla vendita, curandone la qualità al fine di ottenere un prodotto ideale per le caratteristiche ambientali ed energetiche, certificato in classe A1.

Sia Relen sia Friul Pallet fanno parte di Rete Legno Energia, una rete d’imprese friulane che coprono tutto l’arco della filiera bosco-legno-energia e promuovono l’uso delle biomasse come combustibile ecologico, a Km zero, sostenibile e programmabile, che crea valore e sviluppo per il territorio attraverso il sostegno dell’economia circolare del legno. Dai racconti e dall’esperienza di Franco abbiamo appreso e constatato che esperienze virtuose di produzione energetica green con piccole o medie reti di teleriscaldamento si possono e si dovrebbero incentivare specie nelle molte aree non metanizzate presenti anche in pianura o nella zona pedemontana friulana, che ancora utilizzano le bombole gpl o il gasolio. L’esempio è quello di Povoletto, comune demetanizzato ora fornito da una piccola caldaia cogenerativa a biomasse.

I TLR DEI PICCOLI COMUNI MONTANI FRIULANI

La prima giornata della missione di Fiper in Friuli prosegue con una visita alla ESCO Montagna FVG e un colloquio con il suo direttore Sergio Buzzi.

Il Presidente Colli, la Segretaria generale Vanessa Gallo e Fabio Gallici insieme a Sergio Buzzi, direttore di ESCO Montagna

 

ESCO Montagna è una società interamente pubblica, partecipata dalle Comunità di montagna della Carnia, del Gemonese e del Canal del Ferro – Valcanale, oltre che da 28 Comuni della montagna friulana e ha come obiettivo quello della promozione del risparmio energetico e dell’uso razionale dell’energia. Ad oggi gestisce gli impianti di teleriscaldamento di Arta Terme, Ampezzo, Treppo Ligosullo, Lauco, Verzegnis, Forni Avoltri, Prato Carnico e Socchieve, tutti in provincia di Udine.

In questo incontro sono emerse soprattutto le tematiche relative alle difficoltà, per impianti di piccole dimensioni e di proprietà pubblica, di gestire le sempre maggiori incombenze derivanti dagli obblighi di enti come Gse e Arera, che pesano molto sul lavoro di una dotazione di personale ridotta all’osso. Anche in questo colloquio è emersa con forza la necessità di stimolare, da parte del Governo regionale, la filiera bosco-legno-energia per promuovere il settore all’interno di un contesto territoriale che ha una grande potenzialità da esprimere, ma altrettante difficoltà nel trovare soluzioni per ottimizzare il funzionamento degli impianti (per esempio, la gestione delle ceneri.

INNOVAZIONE E TUTELA AMBIENTALE: LA BEST PRACTICE DI SERVEL MERA

Il viaggio prosegue verso Sutrio, con la visita all’associato Fiper Servel Mera. Qui, in un’azienda che fa della sostenibilità il suo core business, Nicola Cescutti gestisce diversi impianti idroelettrici e fotovoltaici e l’impianto di teleriscaldamento cogenerativo a biomasse di Sutrio (5MW termici e 1 MW elettrico in funzione dal 2015), spiegando che la ricerca di competitività si può e si deve conciliare con un livello sempre più elevato di attenzione all’ambiente, attraverso una politica di innovazione e di crescita economica che utilizzi al meglio le risorse naturali. Quello di Servel Mera è stato tra i primi impianti in Italia ad aumentare la potenza installata nell’ambito della disciplina nazionale dell’”Extra power”.

L’impianto di Servel Mera a Sutrio

La delegazione di Fiper in visita all’impianto di Servel Mera con Nicola Cescutti

A COLLOQUIO CON L’ASSESSORE REGIONALE ALLE FORESTE

La serata si conclude con l’incontro con Mirco Cigliani, presidente di Legno Servizi e rappresentante regionale delle imprese boschive e forestali e l’Assessore regionale alle politiche Agricole e Forestali Stefano Zannier.

Nell’incontro sono stati affrontati temi importantissimi e urgenti che raccontano di una regione che in ambito forestale ed energetico ha potenzialità enormi di crescita e di sviluppo. Il Friuli, con il suo patrimonio di oltre 300mila ettari di boschi e foreste e un patrimonio forestale fuori foresta urbano che supera i 3 milioni di alberi, potrebbe contare su una ricrescita annua di biomassa che supera il milione di metri cubi, quando invece i prelievi boschivi oggi arrivano appena a 250 mila metri cubi (solo un quarto di quest’ultima!). Da ciò deriva che buona parte delle foreste non sono gestite ma abbandonate ad una ricrescita spontanea incontrollata che crea problemi ambientali enormi: il dissesto idrogeologico per le ricrescite su torrenti e fiumi; monoculture di conifere arrivate alla senescenza facilmente attaccabili da fenomeni come tempeste, patogeni o incendi e non più utili all’assorbimento del carbonio. Il tutto nel paradosso di una regione che è fra le maggiori del nord est per consumo di legno vergine, che però proviene per oltre l’80% dall’estero.

I motivi di questa discrasia paradossale sta in vizi e deficienze consolidate che vedono tra le cause principali le difficoltà a creare piani di gestione su aree di multiproprietà; regolamenti forestali che non prevedono,  come invece accade in altre aree europee, i tagli a raso e la “coltivazione turnale del bosco”; le difficoltà burocratiche con vincoli sovrapposti nelle realizzazioni di piste forestali adeguate agli interventi meccanizzati utili oltre che per le utilizzazioni boschive, anche alle difesa e mantenimento del suolo montano; la frammentazione di tante piccole imprese forestali mai riuscite a crescere o a meccanizzarsi in modo adeguato per svolgere grossi interventi.

Sul lato fuori foresta, poi, si rischia di perdere altrettante importantissime filiere: i dati di monitoraggio registrano infatti una produzione annua di oltre 70mila tonnellate di biomasse costituite da tronchi, piante intere e potature ricavate dagli interventi di sviluppo e mantenimento del patrimonio forestale fuori foresta (alberature stradali, corridoi ecologici, alberature al fianco di ferrovie, foreste urbane, alberi di parchi giardini, aree abbandonate ecc.). Un materiale di alta qualità e prezioso in particolare nelle filiere locali energetiche che però manca ancora di una definizione giuridica e di un sistema di tracciabilità certo ed univoco al fine dell’utilizzo secondo i criteri di sostenibilità, costringendo le imprese ad un utilizzo non garantito dalle normative attuali.

GIORNO 2: ADRIAWATT E LA FUTURA RETE DI CERVIGNANO

La seconda e ultima giornata si apre con la visita alla società agricola Adriawatt, alla guida della quale c’è Paolo Moro, che ci ha incontrati in compagnia del figlio che lavora con lui e delle due assessore del comune di Cervignano Barbara Nalon e Carlotta Francovigh.

La delegazione Fiper insieme ai Moro e alle assessore del Comune di Cervignano

La visita all’impianto di Adriawatt

Adriawatt conduce un impianto a cippato che soddisfa le esigenze energetiche dell’azienda ma che è dimensionato per andare ben oltre. In questa visita infatti, il tema più sentito sia dall’interlocutore pubblico sia da quello privato, è stato senza dubbio quello della possibilità di accedere a incentivi, tramite bandi regionali, per la realizzazione della rete di teleriscaldamento che potrebbe servire il comune di Cervignano. Il progetto di estensione della rete a utenze del comune è infatti nei piani a breve termine della società e del Comune stesso, per quanto però sarebbe necessario un sostegno economico per l’avvio dei lavori. L’appello è quindi di nuovo alle autorità competenti perché sostengano fattivamente il comparto per un vero rilancio dell’economia green friulana.

IL CONSIGLIO REGIONALE DEL FRIULI: QUI SI DECIDONO LE POLITICHE REGIONALI

A questo punto era naturale arrivare a interloquire con i decisori politici di questa splendida regione ricca di acque e foreste. E infatti nel pomeriggio Fiper si è recata a Trieste per incontrare assessori e consiglieri regionali e sottoporre loro le istanze raccolte nel territorio.

Abbiamo incontrato il vicegovernatore Mario Anzil, l’Assessore all’ambiente ed energia Scoccimarro, l’Assessore alle foreste Stefano Zannier, l’Assessora a infrastrutture e trasporti Cristina Amirante. Con tutti costoro, e con alcuni loro collaboratori, abbiamo iniziato ad analizzare i temi più urgenti per il comparto: il riconoscimento del materiale forestale fuori foresta nelle filiere energetiche sostenibili; le ridefinizioni dei sottoprodotti vegetali, anche in virtù della recente mozione congiunta firmata all’unanimità dal Consiglio regionale, che impegna il Governo alla costituzione di un tavolo tecnico regionale con gli attori coinvolti nella manutenzione del patrimonio forestale urbano e a farsi parti attiva con il governo nazionale e con i membri della commissione UE per una riscrittura della direttiva e della norma nazionale; la possibilità di dare vita a bandi non solo per la realizzazione di nuovi impianti ma anche per la realizzazione delle reti; l’importanza di stimolare una gestione sostenibile dei boschi attraverso una strutturata organizzazione dei prelievi, oggi ancora troppo limitati ed un uso a cascata degli stessi; la necessità di fare una corretta e diffusa comunicazione sulla sostenibilità delle biomasse in quanto fonti rinnovabili di energia sostenibile e programmabile a km zero; l’urgenza di un maggiore coordinamento tra i diversi settori del governo regionale che gestiscono parti distinte della filiera bosco-legno-energia per dare vita a sinergie fondamentali atte a cogliere le opportunità del futuro e vincere le sfide ambientali che abbiamo davanti.

Fiper si è detta disponibile a collaborare con gli uffici regionali e a mettere a loro disposizione tutta la propria esperienza e le proprie conoscenze per lavorare insieme al raggiungimento di questi obiettivi, magari all’interno di un tavolo inter-settoriale, replicando e offrendo esperienze positive già in atto in molte altre regioni fra cui Trentino Alto Adige, Lombardia e Piemonte.

Il pomeriggio in Consiglio Regionale FVG ci ha permesso di intercettare anche la Consigliera regionale Manuela Celotti, prima firmataria della mozione inerente la gestione dei residui vegetali derivanti dalla manutenzione del verde urbano. Con lei abbiamo concordato di proseguire con il lavoro congiunto e trasversale a tutte le forze politiche che siedono in Consiglio e in Giunta regionale, anche per sensibilizzare le istituzioni nazionali ed europee.

Riunione con l’Assessore regionale Scoccimarro e la dirigente del settore Dott.ssa Caprotti

Fiper davanti al palazzo del Consiglio Regionale con l’Assessore Zannier

 

IL VIAGGIO FINISCE. L’IMPEGNO NO!

La due giorni friulana si è conclusa dunque qui, ma il lavoro è solo all’inizio. Fiper si porta a casa una conoscenza più approfondita di questa terra dalle grandi potenzialità e l’impegno a lavorare sulle questioni aperte con ancor maggior vigore che in passato, impegno che ha già iniziato a perseguire dando seguito ai primi contatti post-missione.

Un sentitissimo ringraziamento va a Fabio Gallici, che con grande passione e tenacia porta avanti le istanze del settore guidato, dall’amore per la sua terra e da una visione del futuro improntata alla sostenibilità ambientale e all’economia circolare, traguardo raggiungibile e non pura chimera, anche nel suo Friuli.

Un acceleratore di start up: alla scoperta di Le Village

Fiper ha siglato da poche settimane un accordo con Le Village by CA delle Alpi di Sondrio, entrando a far parte dell’ecosistema dell’innovazione, in qualità di abilitatore. Per capire di cosa si tratta, abbiamo intervistato Elena Plos, Direttore di Le Village delle Alpi.

1. Cos’è Le Village? Come nasce, che fini persegue?

Le Village by CA delle Alpi è un acceleratore di innovazione al servizio delle aziende e delle startup, inaugurato lo scorso febbraio a Sondrio presso il complesso di Palazzo Sertoli, che fa parte di una rete internazionale di hub per l’innovazione creata da Crédit Agricole dieci anni fa a Parigi. Da allora, il modello si è diffuso e, attualmente, la rete si compone di 44 Village in tutto il mondo. Questo network supporta complessivamente oltre 1.400 startup e più di 700 aziende partner, creando un ecosistema d’innovazione dinamico e ricco di connessioni.

L’obiettivo dell’iniziativa è promuovere e stimolare la crescita delle imprese attraverso l’innovazione e la collaborazione, valorizzando le specificità economiche, sociali e culturali del territorio. Al centro l’economia della montagna, declinata in 7 verticali: agroalimentare, turismo, filiera del legno, ciclo dell’acqua, energie rinnovabili, qualità della vita e conversione al biologico.

A pochi mesi dall’avvio fanno parte del network Le Village delle Alpi 14 startup, 12 aziende partner e 31 abilitatori. In Italia, sono attivi 5 Village a Milano, Parma, Padova e Catania, di prossima inaugurazione, oltre a quello delle Alpi.

2. Cosa si intende per acceleratore di startup?

Un acceleratore di startup è un ambiente che fornisce supporto a nuove imprese nella fase di sviluppo, offrendo consulenza, networking, spazi di lavoro, opportunità di business matching e accesso a risorse per crescere rapidamente e raggiungere il mercato in modo efficace. Le Village by CA delle Alpi svolge il ruolo di acceleratore, offrendo alle startup un programma che include mentoring, formazione, supporto nel fundraising, accesso ai mercati internazionali e la possibilità di collaborare con grandi corporate e soggetti istituzionali.

3. Cosa significa entrare a far parte del progetto Le Village? Partner, startup, abilitatori: che ruoli giocano?

Entrare a far parte di Le Village by CA delle Alpi significa unirsi a un network internazionale di innovazione, dove diversi attori collaborano per favorire lo sviluppo economico del territorio mediante l’affermazione di progetti e soluzioni innovative.

Le startup vengono supportate nel loro percorso di crescita attraverso programmi personalizzati di accelerazione del business e hanno accesso a spazi dedicati presso la sede di Sondrio e in tutti i Village della rete.

Le aziende partner partecipano a eventi e iniziative esclusive e collaborano con le startup per sperimentare nuove modalità di lavoro, processi e tecnologie da integrare nel proprio modello di business.

Gli abilitatori apportano conoscenze specialistiche per lo sviluppo di progetti comuni e forniscono servizi specializzati, come consulenza strategica e mentoring, per aiutare le startup a superare le sfide del mercato.

La combinazione di questi ruoli crea un ecosistema dell’innovazione dinamico e interconnesso, capace di generare valore per tutti i partecipanti e per il territorio nel suo complesso. Questo è il senso di Le Village e la ragione della sua denominazione. Un Villaggio aperto alla comunità, con una Piazza luogo di ritrovo e confronto e un Sindaco – che coordina le attività attraverso il motto “Collaborare per innovare”.

4. Che visione ha Le Village dello sviluppo futuro del territorio su cui opera? 

Le Village by CA delle Alpi immagina un futuro in cui il contesto montano possa diventare modello di sviluppo sostenibile, combinando il rispetto delle peculiarità locali con l’innovazione, elemento fondamentale che permette di coniugare competitività con sostenibilità ambientale e sociale. L’hub, focalizzato sull’economia della montagna, con settori chiave come agroalimentare, turismo, filiera del legno, energie rinnovabili, qualità della vita, ha l’obiettivo di promuovere progetti innovativi che valorizzino l’ambiente e migliorino il benessere delle comunità locali, con un impatto positivo a lungo termine sul territorio.

Coerentemente con questa visione, il Village delle Alpi ha scelto di essere società benefit, perseguendo finalità legate al bene comune e di operare in modo responsabile e sostenibile nei confronti di tutti i portatori di interesse.

Consideriamo la montagna un luogo per guardare al futuro da una prospettiva privilegiata, con risorse e potenzialità immense che vogliamo contribuire a valorizzare. 

5. Che ruolo potrebbe giocare la filiera legno nella promozione turistica del territorio?

La filiera del legno ha un potenziale enorme nella promozione turistica del territorio, specialmente in un contesto come quello montano. La cura e lo sfruttamento positivo del bosco sono un presidio per mitigare il rischio idrogeologico e per avere a disposizione un ambiente che possa essere accogliente per i turisti.

L’utilizzo del legno può contribuire a creare infrastrutture turistiche sostenibili, unendo l’autenticità e la tradizione del territorio con l’innovazione e la tecnologia. La valorizzazione del legno locale, delle abilità tecniche e la costruzione di percorsi tematici possono attrarre un turismo consapevole, attento alla sostenibilità, rafforzando l’identità dei territori montani come destinazioni eco-friendly e vocati al benessere.

Le Village by CA delle Alpi supporta progetti in grado di integrare la filiera del legno con l’innovazione, contribuendo a promuovere un modello di sviluppo turistico che rispetta e valorizza le risorse naturali e culturali locali.

E la collaborazione con Fiper, in sinergia con gli operatori del settore del legno, sarà di cruciale importanza nella realizzazione di iniziative concrete. Stay tuned.

Il sito: www.levillagebycadelealpi.it
LinkedIn: https://www.linkedin.com/company/le-village-by-ca-delle-alpi/